di OTONOM
Il movimento di liberazione curdo
sono gli indigeni del mondo, e l’autonomia democratica è la loro madrelingua.
Dopo il 1848 il discorso politico dominante è stato: “Nazionalizzare il
mondo!”, “Nazionalizzare la democrazia!”. Al contrario, il discorso costitutivo
del XXI secolo dice: “De-nazionalizzare il mondo!”, “De-nazionalizzare la
democrazia!”. In questo senso, il concetto di autonomia democratica non può
essere considerato soltanto come una risposta ai bisogni locali e specifici del
movimento di liberazione curdo. Esso, infatti, nomina oggi i bisogni più
urgenti della Turchia e dell’intero Medio oriente. L’autonomia democratica
risuona globalmente come una nuova forma di internazionalismo donata dalla
Mesopotamia al mondo intero
I
turchi pensano allo stato, i curdi alla società
Il
fatto che l’Impero Ottomano si percepisse come il terzo Impero Romano è stato
spesso sottovalutato dalla sinistra. Immagini dell’Impero Ottomano come
semi-colonizzato e oppresso hanno incorporato un afflato terzomondista che è
assolutamente fuorviante.
La
storia della scrittura comincia in Mesopotamia. L’Egitto, il paese dei Faraoni,
si trova in questa regione. Le rivelazioni ebraica, cristiana e islamica ebbero
luogo in questo territorio. Abramo, Mosè, Gesù, Maometto e centinaia di altri
profeti nacquero e morirono in questa regione. Molte città-stato dell'antica
Grecia furono fondate lungo le coste del Mar Egeo. È questa incredibile ricchezza
culturale che abbiamo ereditato, e non è facile preservarla. Tuttavia resta
chiaro che questa vasta geografia culturale non può essere appropriata da
nessuno stato nazione. Finora questa eredità è stata espropriata dagli stati ai
danni di una molteplicità di società. L’autonomia democratica è anche una
rivendicazione: salvare e non dominare la storia dell’umanità in questa
regione.
Lo
spazio pubblico dell'Impero Ottomano non fu mai orientato al cittadino. Una
nozione del politico basata sulla cittadinanza era del tutto inimmaginabile. Il
politico nell'Impero Ottomano era un rapporto di dominio. La burocrazia, cioè
la sfera pubblica dentro lo stato, era composta da devshirme,
bambini non-musulmani selezionati per essere educati in Enderun e diventare
funzionari o militari. Nella cultura politica turca, il carattere burocratico
predominante del politico può esser fatto risalire alla cosiddetta tradizione
di governo ottomana. Parallelamente all’immagine della società come comunità di
sudditi e fedeli (non di cittadini), il politico si caratterizza per
l'attitudine a “offrire/concedere” piuttosto che a quella
“rivendicare/ottenere”. La cultura politica degli spazi pubblici è perciò
formata dalla soggezione per mezzo dei legami di lealtà (turchificazione, islamizzazione,
assimilazione). Laddove il politico basato sulla cittadinanza produce
uguaglianza e libertà, la servitù basata sulla lealtà produce burocrazia. Oggi
questa cultura politica di stampo burocratico continua a tenere in scacco i
cosiddetti cittadini della Repubblica. L’autonomia democratica intende rompere
questa cultura politica basata su sudditanza e fideismo e sostituirvi una
cultura della cittadinanza fondata sulle rivendicazioni.
Una
geografia politica e sociale include sempre tendenze democratiche peculiari.
Nell’Impero Romano questa dinamica democratica è rappresentata dalla plebe contro i patrizi. La figura democratica del XVIII e XIX secolo è stato il proletariato in lotta per la giornata lavorativa di otto ore e per il suffragio universale. La più importante dinamica democratica dell’Anatolia è il suo corpo multiculturale. La condizione di possibilità della democrazia nel nostro paese è la liberazione di questo corpo multiculturale sulla base di una cittadinanza libera ed eguale. L’idea – di sinistra! – secondo la quale la Turchia non ha completato i processi di nazionalizzazione e democratizzazione a causa dell’imperialismo e della mancanza di sviluppo capitalistico endogeno non è altro che volgare orientalismo. Al contrario, la verità è che la democrazia non è stata ancora raggiunta a causa di processi di nazionalizzazione e democratizzazione che non hanno alcun legame con il nostro corpo multiculturale. Il processo di nazionalizzazione iniziato con la Repubblica Turca del 1923 fu basato sulla strategia sciovinista della turchificazione. La Prima Repubblica è sempre stata anti-democratica e sciovinista, contro le costituenti democratiche nei territori. La sinistra moderna deve guardare in faccia questa verità e liberarsi della prospettiva orientalista. L’autonomia democratica gioca libertà e democrazia contro lo sciovinismo del 1923.
Nell’Impero Romano questa dinamica democratica è rappresentata dalla plebe contro i patrizi. La figura democratica del XVIII e XIX secolo è stato il proletariato in lotta per la giornata lavorativa di otto ore e per il suffragio universale. La più importante dinamica democratica dell’Anatolia è il suo corpo multiculturale. La condizione di possibilità della democrazia nel nostro paese è la liberazione di questo corpo multiculturale sulla base di una cittadinanza libera ed eguale. L’idea – di sinistra! – secondo la quale la Turchia non ha completato i processi di nazionalizzazione e democratizzazione a causa dell’imperialismo e della mancanza di sviluppo capitalistico endogeno non è altro che volgare orientalismo. Al contrario, la verità è che la democrazia non è stata ancora raggiunta a causa di processi di nazionalizzazione e democratizzazione che non hanno alcun legame con il nostro corpo multiculturale. Il processo di nazionalizzazione iniziato con la Repubblica Turca del 1923 fu basato sulla strategia sciovinista della turchificazione. La Prima Repubblica è sempre stata anti-democratica e sciovinista, contro le costituenti democratiche nei territori. La sinistra moderna deve guardare in faccia questa verità e liberarsi della prospettiva orientalista. L’autonomia democratica gioca libertà e democrazia contro lo sciovinismo del 1923.
Al
contrario della cultura politica turca, in cui lo stato è visto come l’unica
costituente politica, la cultura politica curda si è formata nel solco di una
lunga tradizione di protagonismo politico nella società. Per i curdi lo Stato
non è un agente di libertà ma di dominio, assimilazione e sciovinismo. Dal loro
punto di vista, pensare la democrazia è inseparabile dal pensare la società
contro lo Stato. Il movimento di liberazione curdo non riguarda solo il popolo
curdo ma parla di democrazia a tutti in questo territorio. La critica dello
Stato-nazione e della democrazia politica sono il portato della nozione di
autonomia democratica: essa è il grido della coscienza storica e del potere
immanente di questo territorio. È giunto il tempo di mettere politicamente in
questione lo spazio pubblico attraverso una visione della democrazia
comunalista basata sul rifiuto della dominazione di classe. Il terreno politico
dell'autonomia democratica si trova in una nuova definizione di cittadinanza
che rifiuta i processi di classificazione.
Dal
punto di vista della democrazia comunalista il sociale si riferisce alla
cooperazione e al comune mentre dalla prospettiva del capitale esso si radica
nella proprietà privata, nell’appropriazione privata dello spazio pubblico.
Questa appropriazione è la democrazia politica: nei suoi stretti confini –
proprio come il lavoratore salariato non è un cittadino in fabbrica – lo
studente non è un utente ma un cliente dell’università-azienda
commercializzata. Il salariato è solo una persona giuridica. Nella democrazia
politica, l’accesso allo spazio pubblico è garantito solo nella misura in cui
esso è funzionale alla riproduzione dello stato di dominio. Tuttavia il
cittadino di una democrazia socializzata può essere un individuo sociale liberato
dalla dominazione del lavoro salariato e del lavoro tout court. Si
avrebbe diritto di parola e di decisione responsabile in tutte le sfere della
vita sociale. Oggi un punto di vista di classe non può che implicare un rifiuto
della classificazione e la costituzione del comune come relazione
etico-politica basata sulla cooperazione nell’ambito di una democrazia
socializzata. Il cittadino della democrazia politica deve essere rimpiazzato
dalla moltitudine della democrazia socializzata. Un approccio di classe deve
ambire a distruggere la nozione borghese di cittadino basata sul lavoro
salariato e costituire un nuovo paradigma di sovranità moltitudinaria basato
sul comunalismo della democrazia socializzata. Il divenire-rivoluzionario nel
XXI secolo contiene la critica allo Stato-nazione e alla democrazia politica e
rivendica l’instaurazione della democrazia comunalista, cioè della democrazia
della moltitudine. La nozione di autonomia democratica possiede entrambe queste
caratteristiche. Il movimento di liberazione curdo ha già ottenuto la
liberazione del suo diritto di sovranità da ogni mediazione di
richieste/rappresentanza. L’autonomia democratica è il rifiuto di una politica
egemonica basata sulla dialettica del diritto e del potere. Al contrario, essa
schiude un nuovo piano sul quale diritto e potere sono identici. Nella
democrazia comunalista dell’autonomia democratica non è il soggetto
rappresentativo a parlare, bensì la stessa soggettività sociale. L’autonomia
democratica è un paradigma etico-politico che non parla a nome di qualcuno ma
permette a tutti di parlare per se stessi. Per questo non ha bisogno di uno
stato o di un potere. Il movimento di liberazione curdo non lotta più per
l’indipendenza o la democrazia politica – che sono legate a doppio filo all’esistenza
dello Stato e della rappresentanza. Al contrario, esso rivendica autonomia
sociale, democrazia socializzata e libertà sociale. L’autonomia democratica è
basata sul potere politico della moltitudine, sulla sua capacità di liberare le
differenze.
Dal
punto di vista della sinistra moderna, la lotta politica non ha altro senso che
attendere la crisi del sistema ed intervenire a giochi fatti. Questa visione
della crisi, però, non tiene. Oggi il punto è l'abilità del movimento
rivoluzionario di condurre il sistema alla crisi attraverso la propria pratica
di auto-affermazione. La politica dell’autonomia democratica non è una
strategia rivoluzionaria che attende la crisi; al contrario, essa intende
gettare continuamente il sistema nella crisi. Al momento controlliamo il
governo di un centinaio di comuni in Turchia ed abbiamo una rivoluzione
nascente nei cantoni della Rojava. Possiamo sconvolgere il mondo! Che le
speranze rifioriscano! L’autonomia democratica è essa stessa una di queste
speranze! Kobane è la Comune del XXI secolo!
*estratto
da “Kobane: autonomia democratica come attualità del comunismo”, pubblicato da commonware.org
(traduzione di di Lele Leonardi)