venerdì 8 febbraio 2013

newsletter n.5 - rassegna settimanale

SELEZIONE
a cura della Redazione


di Collettivo Uninomade

«La campagna elettorale è interamente votata a tranquillizzare o incanalare il risentimento delle classi medie e di parte dei ceti popolari cui vengono quotidianamente offerti fantasmagorici bersagli: il corrotto, lo scroccone, il fannullone, l’evasore, il pregiudicato, ovviamente il migrante». L’editoriale di UniNomade rovescia gli schemi della propaganda elettorale, provando a dare una rilettura politica, e non sociologica, sui sentimenti generati dall’impoverimento di ampi strati della popolazione causato dalla crisi del sistema di finanziarizzazione del capitale



di Donatella Della Porta

«nella campagna elettorale, la società civile è stata vista come timida e sottomessa, escludendo chi, di fronte a una chiusura istituzionale bi-partisan, ha utilizzato forme di partecipazione politica diverse e più dirompenti di quella elettorale o del lobbying: occupando aziende in via di smantellamento e binari, scuole e università; bloccando strade e accampandosi nelle piazze o sui tetti; costruendo presidi nelle valli alpine, nella pianura padana, ai due lati dello stretto di Messina. Queste forme di protesta sono servite a ricostruire solidarietà, elaborare soluzioni possibili, sperimentare nuove forme di democrazia»



di Lelio Demichelis

«Monti, dunque, come Tancredi nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: per il quale tutto deve cambiare (in apparenza, con la crescita dopo la recessione, con la nuova agenda dopo la vecchia) perché nulla cambi, cioè il tecno-capitalismo…il capitalismo è trasformista per natura, cambia incessantemente per non cambiare nulla della sua essenza fatta di profitti, di accrescimento di sé come apparato di messa al lavoro e al consumo della vita degli uomini e di nichilismo, portando tutto a niente, uomini e società»



di Nicola Casale

«Come si spiega la paura di un governo di centrosinistra? Quel che preoccupa è la timidissima venatura “sociale” che ancora vi è contenuta, che fa temere incertezza nell’attuare passaggi decisivi su mercato del lavoro, pubblico impiego, scuola e sanità. Quando Monti invita il Pd a separarsi da Cgil, Fiom, Vendola e Fassina non lo fa per paura di questi soggetti, ma perché teme che la vittoria del centrosinistra possa rinfocolare le aspettative di lavoratori, giovani, donne, pensionati di potersi sottrarre all’infinita serie di sacrifici prevista a loro danno per “uscire dalla crisi”»