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Osservando dunque il complesso di chi pratica la trap oppure la terra di mezzo che unisce stili tra loro compatibili con questo genere, si nota che la tensione classicamente immaginata come posta alla base della pratica artistica sia oggi più facilmente soppiantata dalle compulsioni del modello celebrity che si ritrova invece al centro dello spettacolo contemporaneo: quel processo che consiste nella possibilità di raggiungere tipi di fama slegati da una specializzazione professionale, ovvero da un merito artistico. Non è dunque un caso che certi “trapper” abbiano solo uno o due tracce alle spalle, che queste servano loro a potere esibire un titolo che serva a evocarli e giustificarne la presenza nel discorso pubblico (per l’appunto quello di “trapper”) e che tutto ciò che seguirà da lì in poi sarà la risultanza di un insieme di condotte improntante per lo più all’eccesso e alla visibilità sui social media (una forma di “micro-celebrità”). Si tratta, in altri termini, di quel che renderà possibile l’identificabilità di questi artisti-personaggi tanto per il pubblico che segue il para-musicale – ossia l’insieme delle produzioni che non sono di carattere musicale, ma riguardano un “musicista” e che rappresentano lo “spettacolo” – quanto per la cronaca giudiziaria e quella di costume che individua allarmi sociali riguardanti i giovani […]


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Pietro Saitta, Violenta speranza. Trap e riproduzione del “panico morale” in Italia, Ombre Corte, 2023, pp. 49-53. Ringraziamo autore ed editore.

Pietro Saitta è professore associato di Sociologia generale presso l’Università di Messina. Si occupa di temi legati alla città, ai conflitti e alla criminologia critica. Tra i suoi volumi più recenti, Resistenze (Ombre Corte, 2015), Prendere le case (Ombre Corte, 2018), The Endless Reconstruction (Palgrave, 2019) e Populismo Urbano (Meltemi, 2022).