giovedì 22 ottobre 2020

QUALE LIBERTÀ AL TEMPO DEL CORONAVIRUS?

 -Renato Franzitta-

                                            oltre la crisi pandemica: la società della cura contro il governo della povertà  


L’articolo che proponiamo è una relazione presentata nella giornata di studio  “LA LIBERTÀ PRIMA, DURANTE E DOPO IL CORONAVIRUS”, della quale abbiamo pubblicato la raccolta-video di tutti gli interventi. Diciamo subito che nel corso dei lavori sulla posizione dall’autore sono state manifestate alcune critiche,  di cui i tratti possono essere visualizzati nei video linkati sulle nostre pagine    

  Al di là delle diverse posizioni di merito espresse, bisogna riconoscere che l’intervento ha toccato un nervo scoperto dei movimenti conflittuali anticapitalistici che – sul piano della iniziativa – hannode facto, subito passivamente la sospensione degli spazi democratici e delle agibilità politiche (non solo, quindi, la sospensione - in generale - di quelle  prerogative esercitate nell'ambito della rappresentanza istituzionale). Nella fattispecie, dal nostro punto di vista, si fa riferimento a quelle  libertà che rendono possibile la coltura delle pratiche autonome espletate sul terreno della partecipazione sociale attiva  
Ma è pur vero che la sperimentazione diffusa dei nuovi strumenti  di comunicazione ha reso possibile anche la crescita critica e la consapevolezza generale,  in ordine alla insostenibilità di un mondo regolato dal sistema economico dominante e che ha costretto le stesse compagini della governamentalità multilivello, agente nella dimensione  europea, ad intervenire con misure finanziarie espansive improntate sul Deficit, fuori dalle logiche della sostenibilità imposte dai parametri neoliberisti, basati sulla regolazione della parità di bilancio. Una serie di manovre economiche suppletiva imbastite  allo scopo di fronteggiare il collassamento del mercato. Nell’ipotesi della seconda ondata pandemica, l’attenzione che si pone - a maggior ragione oggi - sulla difesa degli spazi democratici e delle agibilità politiche, è tanto più attuale e cogente quanto più si programma la fuoriuscita dalla crisi-coronavirus. Basti pensare che con il Recovery Fund si gioca una partita decisiva sul destino e sul futuro della società europea e che - inevitabilmente - il suo esito avrà ripercussioni sull'intero piano globale. Per stare nell’ambito in cui operiamo: v’è in ballo una visione dell'Esecutivo che al più riesce ad immaginare un “governo della povertà”, affidando la “ricostruzione post-COVID” ad un nuovo patto con le parti sociali storiche del scorso secolo (Confindustria e Sindacati Confederali), rimettendo al  primo posto  la centralità del mercato e la centralità del lavoro, secondo la scala consolidata della gerarchizzazione della rendita sulla ricchezza generale prodotta dalla società postfordista. Insomma niente di più che una riedizione dell'economia sociale di mercato  [nota NbBm]      

La società italiana dal febbraio del 2020 è stata messa a dura prova dalla pandemia sars covid-19. Il Governo, preso dal panico, con misure eccezionali ha ristretto in modo drastico le libertà dei singoli cittadini. Non c’era mai stato uno spiegamento di forze di polizia così ingente per tenere segregati milioni di cittadini nelle loro case. Lo stato di emergenza ha messo alla prova l’apparato repressivo dello Stato che con l’esercito e tutte le forze dell’ordine ha imposto il più vasto e più lungo coprifuoco mai sperimentato nel nostro Paese. Ogni strada, ogni piazza, ogni spiaggia, ogni, campagna, ogni parco è stato controllato da solertissimi agenti in divisa che con elicotteri, droni, motoscafi, mezzi blindati, telecamere e ogni altro mezzo messo a loro disposizione hanno tenuto il Paese sotto strettissimo controllo. 

Le cosiddette zone rosse (già sperimentate dal plenipotenziario della protezione civile Bertolaso dopo il terremoto dell’Aquila nel 2009) hanno messo ulteriormente alla prova la capacità di esercito, polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale a tenere ben sigillate vaste zone del territorio italiano, azzerando ogni spostamento. 

L’uso smisurato di ogni mezzo possibile (dai droni alle moto d’acqua) per individuare ogni singolo bagnate, o l’isolato cercatore di funghi in una campagna deserta, hanno di molto raffinato le tecniche del controllo minuzioso del territorio. Il tutto accompagnato da pesanti sanzioni per i rarissimi trasgressori. Sanzioni spesso arbitrarie e ridicole come quelle imposte ad un giovane che uscito dal supermercato aveva una spesa con diverse bottiglie di vino e di liquore, spesa ritenuta non necessaria per la sopravvivenza da una pattuglia di solerti carabinieri.

Il modello di controllo sociale attuato in Italia è stato mutuato da quello cinese, sperimentato con successo alcune settimane prima durante il periodo del locale capodanno dove era previsto lo spostamento di milioni di cittadini che sono stati prontamente relegati nelle loro abitazioni, e dove è stata attuata con successo la conseguente militarizzazione del territorio.

Le istituzioni statali si sono imposte su tutta la società, bloccando gran parte dell’apparato produttivo e burocratico, chiudendo le scuole, esercitando il controllo minuzioso sui singoli individui. Lo Stato si è posto come controllore massimo, anche delle leggi di mercato: ha imposto la chiusura del Paese, la reclusione forzata dei cittadini; ma ha anche permesso che continuassero delle attività economiche ed industriali in gran parte delle zone del Nord Italia colpite maggiormente dalla pandemia (come nel bresciano, in val Brembana, e in diverse zone della Lombardia), mettendo in serio pericolo la vita di migliaia di lavoratori non tutelati dalle misure anticovid. In sostanza, nella gestione della pandemia le Autorità Pubbliche hanno mostrato la loro assoluta debolezza: è stata messa sotto i riflettori l’inefficacia e l’inefficienza regionalizzata del SSN (soprattutto quello lombardo che on tutti questi anni ha privilegiato la sanità privata di eccellenza penalizzando la sanità pubblica e di base), un sistema sanitario falcidiato da tagli draconiani voluti sia dai governi di centrodestra che di centrosinistra.

Per sopperire alle carenze strutturali del Sistema Sanitario Nazionale (un tempo uno dei più avanzati del Mondo) impreparato per questa emergenza, il Governo italiano ha trovato come rimedio immediato quello di ridurre in modo drastico le libertà individuali, nella speranza di impedire la propagazione del virus. La strategia adottata è stata quella di abolire gli spazi di aggregazione, chiudere i centri collettivi, chiudere le scuole e le università, bloccare i trasporti pubblici e privati, impedire il movimento delle genti.

All’inefficienza sanitaria si è sommata l’incapacità di gestire la crisi. L’atto criminale di trasferire i malati di covid-19 nelle RSA, e di conseguenza provocare la morte di migliaia di anziani, la dice lunga sulla cultura sanitaria della nostra classe dirigente.

La dice lunga la speculazione economica operata dai vertici delle Regioni più colpite dal virus nell’acquisto di mascherine, camici, guanti e nella costruzione di costosi ospedali/tenda o nella pressoché inutile trasformazione di un padiglione della Fiera di Milano in un ospedale covid spendendo ben 21 milioni di euro per pochi posti letto.

In questi mesi lo Stato ha mostrato il lato più oscuro della sua natura:

ha accentrato in modo autoritario sul Governo e sul Primo Ministro il potere decisionale;

non curante dei pericoli per la loro salute, ha permesso lo sfruttamento dei lavoratori nei settori strategici che hanno continuato ad operare in piena pandemia

ha permesso la speculazione più ignobile con il nuovo “affare covid-19”;

ha sperimentato su larga scala il controllo militare sul territorio e sui singoli individui. 

Non c’è nessun interesse di negare la pericolosità della pandemia covid-19. La pandemia c’è ed è un pericolo grave per il genere umano, non si sa quanto durerà, non si sa ancora come combatterla definitivamente, ad oggi ha fatto più di un milione di morti, e va affrontata con grande professionalità e serietà.

Bisogna essere pronti a farsi carico di comportamenti utili a ridurre il rischio e a debellare il coronavirus. Ma sempre con attenzione con spirito critico.

Bisogna mettere in evidenza come lo Stato italiano ha affrontato il problema, prendendo come esempio il modello cinese, e come, successivamente, il modello italiano sia stato preso ad esempio da tanti altri Paesi. Il bombardamento mediatico, il terrore diffuso dagli organi di informazione, il pensiero unico (quello dello Stato) hanno contribuito in modo magistrale ai piani di controllo di massa.

Lo Stato non è certamente un soggetto neutrale, esso è espressione dei gruppi dominanti, esso è il primo soggetto della repressione.

L’obbligo di “restare a casa”, il “distanziamento sociale”, il divieto degli “assembramenti”, disegnano un futuro fosco quando la voce della “scienza” ci avverte che dobbiamo abituarci a convivere con il sars covid-19 e che il futuro sarà eternamente soggetto a crisi pandemiche, per le quali la principale soluzione è e sarà il controllo sociale.

La pandemia è stata usata per agevolare le spinte autoritarie in molti Paesi come nell’Ungheria di Orban, e segnatamente nel nostro Paese. Durante i lockdown si è diffuso il contagio antidemocratico con un progressivo restringimento degli spazi democratici, nelle istituzioni e nella società. Questo era già successo nel recente passato per emergenze sociali ed economiche

La pandemia usata come banco di prova a largo raggio per sperimentare la subordinazione e acquiescenza ai poteri dominanti: sono state messe in atto le tecniche che  potranno essere utilizzate in presenza di nuove  crisi economiche, disastri ambientali e sanitari. È stata messa alla prova la passività di massa in presenza di un pericolo collettivo. Questa è diventata una caratteristica dell’attuale sviluppo capitalista, sia per quello l’iperliberista occidentale che per quello di Stato “modello cinese”.

Fa specie che le proteste in Italia (ma anche negli altri Paesi), contro il restringimento delle libertà individuali e contro il lockdown, siano state egemonizzate dai negazionisti della pandemia e da gruppi dell’estrema destra xenofoba che – in realtà –  vorrebbero azzerare le libertà sociali, individuali e collettive. Proteste incentrate sul rifiuto nell’indossare la mascherina, sul rifiuto delle regole sul distanziamento, con la conseguenza di negare la portata devastante della pandemia.


Gli amanti della libertà sono stati ammutoliti dalla pandemia, ed è stata accettata qualsiasi restrizione delle libertà, restrizioni viste come unico rimedio al contagio.

Le stesse aree dell’antagonismo sociale, storicamente avulse a qualsiasi divieto, sono state investite dagli effetti del modus operandi dei poteri dello Stato che con le costrizioni e le vistose limitazioni delle libertà di azione e di movimento hanno  creato grandi difficoltà ad agire pubblicamente, a manifestare e tenere alto il controllo e la consapevolezza di massa sugli accadimenti. Oltre alla limitazione delle libertà di riunione, di assemblea, di manifestazione, si sono dovute sormontare le paure istillate dai media.

Al contrario, ad alzare gli scudi contro le restrizioni, sono state le Associazioni degli Imprenditori allarmate per la limitazione del movimento delle merci e per la chiusura dei locali di ritrovo. Sebbene gran parte dell’attività produttive non abbiano mai smesso di operare (solo in Lombardia più del 60% delle imprese non ha mai smesso di funzionare). Si calcola che almeno 40000 (quarantamila) lavoratori si siano ammalati di covid -19 sul posto di lavoro nel periodo che va da marzo a maggio 2020. Mentre si proibiscono le passeggiate individuali nei parchi, le uscite solitarie in barca, gli incontri anche fra parenti e congiunti stretti, in pieno lockdown i lavoratori in tantissime aziende sono stati costretti ad andare al lavoro senza nemmeno mantenere le distanze di sicurezza, come ad esempio nel settore della logistica.

Le misure imposte dal Governo per l’emergenza covid-19 ledono le libertà individuali, i diritti fondamentali garantiti dalla stessa Costituzione italiana. Il Governo ha sperimentato con successo l’uso autoritario delle decisioni governative, l’uso senza precedenti dei DPCM ha di fatto esautorato il Parlamento  concentrando i poteri nelle mani del Presidente del Consiglio.

Il popolo italiano ha ubbidito alle restrizioni delle libertà in modo pressoché omogeneo dal nord all’estremo sud del Paese. La paura è stato il fattore principale per l’adesione incondizionata alle limitazione della libertà, alle pesanti prescrizioni del Governo. Una paura collettiva e quasi irrazionale. Le limitazioni alla libertà hanno determinato la possibilità del controllo sempre più stringente delle singole persone, permettendo alle forze dell’ordine di esercitare una sempre più pressante repressione.

Tutti i cittadini, all’improvviso, sono diventati potenziali criminali, bisognosi di un lasciapassare (sottoposto a giudizio insindacabile degli agenti in divisa) anche per potersi recare al supermercato o in farmacia. Chiunque si sia permesso di violare le restrizioni (il vecchietto al parco, i fidanzatini mano nella mano, lo sportivo che fa la corsetta, ecc) è stato additato come presunto untore, indicato come criminale, sanzionato a norma di legge speciale.

Il clima poliziesco è stato pesantissimo, basti pensare che qui a Palermo una arrostitina organizzata per il giorno di pasquetta (certamente un po' appariscente) sul tetto della propria abitazione con i parenti conviventi (si può stare chiusi in casa in dieci, ma sul tetto della propria abitazione no) è stata repressa con un intervento massiccio di forze dell’ordine, con camion per sequestrare il tutto, e con il supporto di elicotteri come se fosse un grande blitz antimafia. In più, i cittadini festaioli, sono stati esposti al pubblico ludibrio su tutti i telegiornali nazionali.

L’uso dello stato d’emergenza ha liberato la mano dura delle forze dell’ordine e lo spirito delatore di tantissimi “cittadini modello” pronti alla delazione e alla pubblica denuncia del “trasgressore” delle regole imposte.

Non si mette in discussione la possibilità di limitare le libertà fondamentali in caso di forte pericolo per la collettività, ma il modello che è stato attuato.

Nel nostro Paese le leggi emergenziali troppo spesso sopravvivono all’emergenza contingente (basti pensare alle leggi antiterrorismo degli anni ‘70, alla legge Reale, alle leggi contro la mafia e al 41/bis) e nel tempo vengono addirittura estese.

In questi mesi le norme antiassembramento sono state applicate in modo massiccio contro i movimenti d’opposizione per impedire manifestazioni sociali e sindacali. I solerti uomini dell’ordine costituito hanno prontamente denunciato gli organizzatori di presidi per le aziende in crisi, o per manifestazioni di senza casa, di migranti e nella logistica perché considerate contro le norme anticovid.

Risulta evidente come la pandemia covid19 sia stata usata dall’apparato repressivo dello Stato per sperimentare su grande scala nuove forme di controllo di massa e del territorio, che sarebbe stato molto difficile sperimentare in tempi normali.

Le drastiche misure di limitazione delle libertà collettive e individuali, supportate da una campagna di informazione che ha seminato il terrore fra i cittadini, sono state rese possibili dall’incapacità palese dello Stato a contenere la pandemia, non riuscendo a potenziare il SSN che si è presentato più che inadeguato. La segregazione di massa imposta come unico rimedio per contenere il contagio in assenza di un sistema sanitario efficiente.


Come già accennato, il “laboratorio sociale covid-19” è stato mutuato dall’esperienza cinese, dove il comando viene gestito in modo centrale, dove la direzione unica dispone di poteri illimitati e condiziona ed organizza l’intera società.

Il sistema cinese come sistema perfetto, sistema che è riuscito in pochi giorni ad attuare il controllo militare e poliziesco su decine di milioni di persone, costrette alla segregazione forzata. Sistema cinese che ha dimostrato grandissima efficienza, riuscendo a realizzare in pochi giorni diversi nuovi ospedali per il covid e bloccando la pandemia.

Efficienza organizzativa supportata dal massimo controllo sugli individui.

A febbraio, mentre i cinesi sigillavano Wuhan con i suoi 11 milioni di abitanti, in Italia si blaterava che da noi sarebbe stato impensabile la chiusura di intere città non vivendo in una dittatura come quella cinese.

Ma solo dopo pochi giorni, ai primi di marzo, il Governo Italiano ha sposato il modello cinese imponendo il lockdown prima nelle regioni del nord e, solo dopo pochi giorni, estendendolo all’intero Paese, anche in zone totalmente prive di contagio covid-19.

L’uso strumentale delle catastrofi a fini di profitto e di compressione della democrazia e dei diritti civili non nasce certamente oggi. La “shock economy” è stata ampiamente descritta più di venti anni fa Naomi Klein.


Negli ultimi anni, sia in Italia che in tanti altri Paesi, sono stati adottati sistemi autoritari di controllo nella gestione delle crisi (vedi Aquila 2009). Fa specie come la stretta autoritaria, e le conseguenti pratiche dittatoriali,  sia stata metabolizzata positivamente dall’opinione pubblica.

La pandemia covid-19 ha permesso la stretta super autoritaria, oltre che ad Orban in Ungheria, anche ai regimi, che già non erano propriamente democratici, nelle Filippine, in Polonia, in Turchia, in Russia, che hanno usato lo spettro della pandemia soffocando l’opposizione, le proteste politico e sociali, e accentrando i poteri nelle mani dell’Esecutivo o del locale Duce supremo, con la gestione iper autoritaria della crisi.

È interessante notare come, nonostante la riduzione drastica dei diritti e delle libertà, in questi Paesi non si sia stato registrato un controllo reale della pandemia. Abbiamo assistito ad una prova generale di subordinazione, passività, e accettazione  delle politiche liberticide imposte dallo Stato nella situazione di grave crisi. Ma la crisi può cronicizzarsi, diventare sistemica e le norme emergenziali venire utilizzate consapevolmente nel futuro prossimo, sfruttando la passività di massa.

Al tempo del corona virus le libertà collettive ed individuali sono state messe fortemente in discussione e sembra proprio che questo disegnerà uno scenario molto inquietante per il prossimo futuro.



video degli interventi

https://www.youtube.com/watch?v=U11aebbXj3s

https://www.youtube.com/watch?v=GmGXGwkY0Fc

https://www.youtube.com/watch?v=mz3q-jjDhuk

https://www.youtube.com/watch?v=jdTqu1lngrM