un bocciolo raccolto ai margini
del minimo esistenziale
la questione tra
gioco
e apparenza
due concetti che l’autore de
“L’opera d’arte
nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”
utilizza nel suo lavoro
incrociandoli con quelli
di culto e di esposizione
nella sua interpretazione dell’opera
della settima arte [NbBm]
Adorno rimprovera
l’essenza non dialettica di tali polarità, e – in senso più lato –
l’impossibilità di vedere in tale dialettica delle possibilità di liberazione
concreta per le masse che vi assistono. È la famosa questione della “ricezione
distratta” del film, che Adorno dubita fortemente possa essere fonte di
sviluppi rivoluzionari. Per Benjamin, invece, la fruizione dell’opera quale si
sviluppa nel film, è anzitutto uno spazio percettivamente libero, uno
“Spielraum”, uno “spazio-di-gioco” che si rivela allo stesso tempo come margine
d’azione. C’è insomma, nel saggio benjaminiano tutta una tensione verso il
ludico – su cui Marina Montanelli ha scritto altrove e anche qui pagine assai
stimolanti – che deriva evidentemente dal rapporto tra gioco e apparenza e che
gli permette di considerare la mimesis estetica né come mero
rispecchiamento, né come riproposizione del momento auratico-sacrale dell’opera
d’arte.
Anche Brecht e i
rappresentanti del comunismo sovietico giocano un ruolo decisivo nelle
rielaborazioni benjaminiane del testo e sono visti ovviamente da Adorno e
Horkheimer come puro fumus ideologico. Brecht condivide però
paradossalmente le critiche di Adorno, rimproverando all’amico un atteggiamento
molto “mistico”, mentre i militanti del comunismo più ortodosso liquidano
frettolosamente il saggio. Benjamin, alla fine, si trova dunque in un reticolo
di tensioni concettuali in cui intende al contempo salvaguardare la propria
autonomia interpretativa e “salvare” le opinioni, le critiche, le proposte
dalla cerchia degli amici; quello che resta – e che questa edizione mostra in
maniera molto lucida – è appunto un fiore raccolto ai margini del minimo
esistenziale – un fiore esplosivo, si ripromette Benjamin, bello e allegro, ma
anche feroce e implacabile, come dovrebbe essere la rivoluzione.
Walter
Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della
sua riproducibilità tecnica. Edizione integrale comprensiva delle cinque
stesure. A cura di Fabrizio Desideri e Marina Montanelli, Roma 2019, pp. 175
scheda
dell’ OSSERVATORIO - TUTELA COMUNE
AMBIENTE PAESAGGIO BENI CULTURALI , tratta da Gabriele
Guerra, Benjamin e il fiore esplosivo
dell’opera d’arte, DINAMOpress