lunedì 28 gennaio 2019

A TUTTI I GILETS JAUNES DI FRANCIA - Lettera di un Gilet Jaune italiano-

“IL GOVERNO SALVINI/DI MAIO SOSTIENE LA NOSTRA LOTTA?” 

un atto di pro­pa­gan­da da parte di un po­li­ti­can­te ita­lia­no è stato ri­pre­so e sot­to­li­nea­to con in­si­sten­za dai media fran­ce­si? Per­ché i media fran­ce­si non par­la­no di tutti i cit­ta­di­ni eu­ro­pei che so­sten­go­no i gi­le­ts jau­nes e che vo­glio­no se­gui­re il loro esem­pio? In Eu­ro­pa ab­bia­mo due ne­mi­ci da com­bat­te­re: da un lato le élite neo­li­be­ra­li di Bru­xel­les e i loro rap­pre­sen­tan­ti in Fran­cia e al­tro­ve; dal­l’al­tro, i falsi tri­bu­ni della plebe, che di­fen­do­no la de­mo­cra­zia di­ret­ta per in­trap­po­lar i cit­ta­di­ni eu­ro­pei e per il­lu­der­li





Cari gi­le­ts jau­nes, cari com­pa­gni di lotta
Sono un la­vo­ra­to­re ita­lia­no cha vive in Fran­cia da qual­che anno e che ha par­te­ci­pa­to al mo­vi­men­to dei gi­le­ts jau­nes dal­l’i­ni­zio. Vivo in Fran­cia per­ché, come nu­me­ro­si altri la­vo­ra­to­ri del sud Eu­ro­pa, ita­lia­ni, spa­gno­li, greci, por­to­ghe­si, sono emi­gra­to a causa delle po­li­ti­che di au­ste­ri­tà. Nel mio Paese, le po­li­ti­che neo­li­be­ra­li e le re­stri­zio­ni al bi­lan­cio sono ar­ri­va­te ben prima che in Fran­cia, su­bi­to dopo la crisi del 2008. Que­sti po­li­ti­ci, come voi sa­pe­te, non hanno pro­dot­to altro che mag­gior di­soc­cu­pa­zio­ne, mag­gior pre­ca­rie­tà e mag­gio­ri pri­va­tiz­za­zio­ni dei ser­vi­zi pub­bli­ci: degli ospe­da­li, delle scuo­le, delle uni­ver­si­tà. Il crol­lo del ponte Mo­ran­di a Ge­no­va la scor­sa esta­te, ne è il tri­stis­si­mo sim­bo­lo. Le po­li­ti­che di au­ste­ri­tà rom­po­no la coe­sio­ne so­cia­le, rin­chiu­do­no nella so­li­tu­di­ne e nel­l’i­so­la­men­to e ali­men­ta­no la guer­ra tra po­ve­ri. Come sa­pe­te bene, è una vera guer­ra so­cia­le che è stata con­dot­ta dalle élite in que­sti ul­ti­mi anni su scala eu­ro­pea. Que­sta guer­ra, che è co­min­cia­ta nei Paesi del sud Eu­ro­pa, è ora ar­ri­va­ta in Fran­cia at­tra­ver­so l’in­ter­me­dia­zio­ne di Ma­cron.
Ho par­te­ci­pa­to a tutte le azio­ni del mo­vi­men­to, com­pre­se quel­le du­ran­te il pe­rio­do na­ta­li­zio: sono sem­pre stato là! Ho sco­per­to un mo­vi­men­to straor­di­na­rio, aper­to a tutti, poco im­por­ta la na­zio­na­li­tà o il co­lo­re della pelle. È stato per me un Na­ta­le ec­ce­zio­na­le, quel­lo del 2018: l’ho tra­scor­so con voi ai bloc­chi e nelle stra­de di Pa­ri­gi, i sa­ba­ti e la notte della vi­gi­lia sugli Champs Ély­sées. Sa­ba­to scor­so, ero an­co­ra nella stra­da con voi per l’A­zio­ne VIII, e ci sarò le pros­si­me set­ti­ma­ne, fino alla no­stra vit­to­ria.
Ho sco­per­to, du­ran­te que­ste otto set­ti­ma­ne di lotta e di ri­vol­ta po­po­la­re, il senso delle pa­ro­le so­li­da­rie­tà, fra­ter­ni­tà, li­ber­tà, ugua­glian­za, de­mo­cra­zia. La lotta dei gi­le­ts jau­nes va bel oltre la Fran­cia. Se noi riu­scis­si­mo a vin­ce­re in Fran­cia, il Paese nel quale la ri­vo­lu­zio­ne è nata, i gi­le­ts jau­nes po­tran­no vin­ce­re al­tro­ve, se­guen­do il no­stro esem­pio.
I media fran­ce­si non par­la­no molto del fatto che i gi­le­ts jau­nes sono già pron­ti per far la loro com­par­sa in altre re­gio­ni e Paesi, con un’au­tor­ga­niz­za­zio­ne dal basso: nei Paesi Ba­schi, in Ca­ta­lo­gna, in Bel­gio, nei Paesi Bassi, in Ger­ma­nia, in Gre­cia, in Afri­ca del nord, in Me­dio­rien­te. Per con­tro, par­la­no del so­ste­gno con­tra­rio con­tro i gi­le­ts jau­nes che i go­ver­ni e i po­li­ti­ci di altri Paesi espri­mo­no.
Ho letto ieri nei quo­ti­dia­ni fran­ce­si che il vice-pre­si­den­te del go­ver­no ita­lia­no, e lea­der del Mo­vi­men­to 5 Stel­le, Luigi Di Maio, ha espres­so il pro­prio so­ste­gno al mo­vi­men­to dei gi­le­ts jau­nes. I media fran­ce­si hanno evi­den­zia­to que­sta no­ti­zia. Per­ché? Per­ché un atto di pro­pa­gan­da da parte di un po­li­ti­can­te ita­lia­no è stato ri­pre­so e sot­to­li­nea­to con in­si­sten­za dai media fran­ce­si? Per­ché i media fran­ce­si non par­la­no di tutti i cit­ta­di­ni eu­ro­pei che so­sten­go­no i gi­le­ts jau­nes e che vo­glio­no se­gui­re il loro esem­pio? In­te­res­sa loro par­la­re di Di Maio, di Sal­vi­ni, di Assad, di Putin per of­fu­sca­re l’im­ma­gi­ne del mo­vi­men­to, per mo­stra­re al­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca che i gi­le­ts jau­nes non sono in­di­pen­den­ti, che sono pi­lo­ta­ti e ma­ni­po­la­ti dai go­ver­ni di altri Paesi o da qual­che fan­to­ma­ti­co com­plot­to in­ter­na­zio­na­le.
Si trat­ta del­l’ul­ti­ma fal­si­fi­ca­zio­ne dei media: dopo aver ac­cu­sa­to il mo­vi­men­to di raz­zi­smo e di an­ti­se­mi­ti­smo, dopo aver so­ste­nu­to che la sua ri­ven­di­ca­zio­ne prin­ci­pa­le con­cer­nes­se il “ma­tri­mo­nio per tutti”, cer­ca­no ora di in­si­nua­re che il mo­vi­men­to è gui­da­to da Paesi stra­nie­ri e da go­ver­ni po­pu­li­sti. Tutto ciò ci fa sor­ri­de­re! Con­ti­nuia­mo a lot­ta­re e a bloc­ca­re il Paese! Il fatto che si parli sem­pre più dei gi­le­ts jau­nes al­l’e­ste­ro è sem­pli­ce­men­te un segno della forza della no­stra lotta.
In quan­to cit­ta­di­no di ori­gi­ne ita­lia­na vo­glio ag­giun­ge­re una cosa su Luigi Di Maio, il vice-pre­si­den­te del “mio” go­ver­no. Per­ché que­sto omun­co­lo che in­dos­sa ve­sti­to e cra­vat­ta - anche quan­do dorme - so­stie­ne i gi­le­ts jau­nes e che vuole met­te­re la piat­ta­for­ma Rous­seau a di­spo­si­zio­ne del mo­vi­men­to? Per­ché Di Maio non ha pro­nun­cia­to una sola pa­ro­la sui gi­le­ts jau­nes per otto set­ti­ma­ne e co­min­cia tutto d’un trat­to a par­lar­ne? La ri­spo­sta è sem­pli­ce: Di Maio non ri­scuo­te più con­sen­si e non ri­scuo­te più le­git­ti­mi­tà in Ita­lia, poi­ché ha tra­di­to il suo po­po­lo nel ne­go­zia­to con l’Eu­ro­pa e non ha man­te­nu­to le sue pro­mes­se elet­to­ra­li.  Di Maio tesse l’e­lo­gio dei gi­le­ts jau­nes per­ché sa che i cit­ta­di­ni ita­lia­ni so­sten­go­no il mo­vi­men­to fran­ce­se. Prova a ri­gua­da­gna­re il con­sen­so degli ita­lia­ni tes­sen­do l’e­lo­gio dei gi­le­ts jau­nes.
Di Maio è un im­po­sto­re, un men­ti­to­re, un ma­ni­po­la­to­re. I suoi elet­to­ri non gli per­do­na­no il modo con il quale ha tra­di­to le prin­ci­pa­li pro­mes­se che aveva fatto du­ran­te la cam­pa­gna elet­to­ra­le. Di Maio di­ce­va di voler di­fen­de­re il pa­tri­mo­nio pub­bli­co e i beni co­mu­ni in Ita­lia, ma nei ne­go­zia­ti con Bru­xel­les ha messo sul ta­vo­lo la ven­di­ta del pa­tri­mo­nio pub­bli­co ai pri­va­ti, per un va­lo­re di 16 mi­liar­di di euro: im­mo­bi­li, ter­re­ni di pro­prie­tà pub­bli­ca, beni di im­por­tan­za sto­ri­ca e cul­tu­ra­le. E voi con­so­cia­te bene l’im­por­tan­za del pa­tri­mo­nio sto­ri­co e cul­tu­ra­le ita­lia­no. Prima delle ele­zio­ni, Di Maio so­ste­ne­va di voler met­te­re fine alle “gran­di opere inu­ti­li” come il ga­sdot­to in Pu­glia che sta di­strug­gen­do il ter­ri­to­rio e le spiag­ge di que­sta re­gio­ne ma­gni­fi­ca, o come il “Terzo va­li­co” in Li­gu­ria. Ma lui e Sal­vi­ni hanno de­ci­so di con­ti­nua­re la de­va­sta­zio­ne delle bel­lez­ze del ter­ri­to­rio ita­lia­no.
Come i vec­chi po­li­ti­can­ti, que­sti “nuovi” po­li­ti­can­ti del go­ver­no ita­lia­no hanno pro­se­gui­to una po­li­ti­ca di pri­va­tiz­za­zio­ne dei beni e dei ser­vi­zi pub­bli­ci. Di Maio aveva pro­mes­so, con­tro la po­ver­tà, il red­di­to di cit­ta­di­nan­za. Ma ha ap­pro­va­to una mi­su­ra di as­si­sten­za umi­lian­te per i di­soc­cu­pa­ti ita­lia­ni. Di Maio e Sal­vi­ni di­ce­va­no di voler ri­dur­re la pres­sio­ne fi­sca­le in Ita­lia, ma non si è avuto il sep­pur mi­ni­mo cam­bia­men­to in tal senso. Di Maio e Sal­vi­ni di­ce­va­no che avreb­be­ro ri­fiu­ta­to di ri­spet­ta­re le re­stri­zio­ni di bi­lan­cio im­po­ste da Bru­xel­les, per poter ri­lan­cia­re po­li­ti­che d’in­ve­sti­men­to e so­ste­ne­re il la­vo­ro in Ita­lia. Alla prima mi­nac­cia di Bru­xel­les, hanno in­ve­ce im­me­dia­ta­men­te ce­du­to, per la sem­pli­ce ra­gio­ne che sono im­po­sto­ri.
La piat­ta­for­ma Rous­seau che Di Maio vor­reb­be met­te­re a di­spo­si­zio­ne dei gi­le­ts jau­nes è sem­pli­ce­men­te una truf­fa. IL sem­pli­ce fatto di cre­de­re che il no­stro mo­vi­men­to ne abbia bi­so­gno è un in­sul­to ai gi­le­ts jau­nes. La piat­ta­for­ma Rous­seau è con­tra­ria allo spi­ri­to di con­di­vi­sio­ne e di li­ber­tà della rete.  Mal­gra­do il suo nome, non fa­vo­ri­sce la par­te­ci­pa­zio­ne di­ret­ta, non es­sen­do il suo co­di­ce e il suo al­go­rit­mo li­be­ri né a di­spo­si­zio­ne di tutti. E’ pro­prie­tà pri­va­ta di un’a­zien­da, la Ca­sa­leg­gio As­so­cia­ti, che ha preso in ostag­gio gli ade­ren­ti al Mo­vi­men­to 5 Stel­le. Ma­cron e Di Maio, ben­ché si pre­sen­ti­no come due fi­gu­re op­po­ste, di­vi­do­no lo stes­so sogno di fare della Fran­cia e del­l’I­ta­lia una na­zio­ne start-up!
Il mo­vi­men­to dei gi­le­ts jau­nes, al con­tra­rio, ha di­mo­stra­to di es­se­re ca­pa­ce di au­tor­ga­niz­zar­si on­li­ne, di uti­liz­za­re dei ca­na­li di co­mu­ni­ca­zio­ne in­di­pen­den­ti per or­ga­niz­za­re ogni Azio­ne, per as­su­me­re de­ci­sio­ni col­let­ti­ve, per re­di­ge­re elen­chi di ri­ven­di­ca­zio­ni. Ab­bia­mo fatto un uso co­scien­te e col­let­ti­vo degli stru­men­ti della rete. No, non ab­bia­mo bi­so­gno di una piat­ta­for­ma che pota il nome di “Rous­seau” per usur­pa­re la de­mo­cra­zia di­ret­ta e in­trap­po­la­re i cit­ta­di­ni!
Di Maio ha sem­pre di­chia­ra­to che se non vi fosse stato il Mo­vi­men­to 5 Stel­le in Ita­lia, ci sa­reb­be stata una ri­vo­lu­zio­ne. Di Maio teme la ri­vo­lu­zio­ne e ha sem­pre preso le parti della po­li­zia quan­do i cit­ta­di­ni non ri­spet­ta­va­no quan­to loro im­po­ne­va il Mi­ni­stro degli In­ter­ni e i Pre­fet­ti. Il Mo­vi­men­to 5 Stel­le ha re­cu­pe­ra­to e stru­men­ta­liz­za­to il sen­ti­men­to di esa­spe­ra­zio­ne dei cit­ta­di­ni ita­lia­ni di fron­te al vec­chio si­ste­ma po­li­ti­co cor­rot­to, dando loro l’il­lu­sio­ne di poter cam­bia­re il Paese per via elet­to­ra­le. Ma noi, i gi­le­ts jau­nes, sap­pia­mo molto bene che non può cam­bia­re molto solo at­tra­ver­so la stra­da delle ele­zio­ni! E che quel­le e quel­li che vor­ran­no rap­pre­sen­ta­re il gi­le­ts jau­nes alle pros­si­me ele­zio­ni eu­ro­pee sa­ran­no dei ma­ni­po­la­to­ri!
Di Maio di­ce­va di voler in­tro­dur­re in Ita­lia la de­mo­cra­zia di­ret­ta, e in­ve­ce, da quan­do ha rag­giun­to il go­ver­no ha fatto un com­pro­mes­so ti­pi­co della “vec­chia po­li­ti­ca” con Mat­teo Sal­vi­ni, un altro po­li­ti­can­te pro­fes­sio­na­le che fa po­li­ti­ca da più di ven­t’an­ni, a spese dei con­tri­buen­ti ita­lia­ni. Sal­vi­ni ap­par­tie­ne a un par­ti­to ca­ma­leon­te che, solo qual­che anno fa, pre­di­ca­va la se­pa­ra­zio­ne del nord (ricco) d’I­ta­lia dal sud (po­ve­ro), e che oggi, im­prov­vi­sa­men­te, si fa apo­sto­lo del­l’u­ni­tà del Paese, com­bat­ten­do i più po­ve­ri, con il raf­for­za­men­to del raz­zi­smo di Stato e con la chiu­su­ra dei porti.
La pa­ra­bo­la ita­lia­na è utile per noi, gi­le­ts jau­nes, in par­ti­co­la­re per una ra­gio­ne. Ci mo­stra che in Eu­ro­pa ab­bia­mo due ne­mi­ci da com­bat­te­re: da un lato le élite neo­li­be­ra­li di Bru­xel­les e i loro rap­pre­sen­tan­ti in Fran­cia e al­tro­ve; dal­l’al­tro, i falsi tri­bu­ni della plebe, che di­fen­do­no la de­mo­cra­zia di­ret­ta per in­trap­po­lar i cit­ta­di­ni eu­ro­pei e per il­lu­der­li.
Ri­fiu­tia­mo il re­cu­pe­ro po­li­ti­co, da qua­lun­que parte esso venga!


riprendiamo la lettera da Glo­bal De­bout  pubblicata sulle pagine di  Lotta Continua