di Assemblea plenaria Venaus
Il messaggio dei movimenti contro austerity e
precarietà a conclusione delle giornante di confronto, discussioni ed
iniziative, svoltesi in Val di Susa -dall’ 11 al 13 Luglio a Venaus- fra realtà
europee e nazionali per la costruzione di una opposizione sociale alla crisi
Il
consolidamento del blocco di governo renziano e delle riforme, nel contesto del
semestre di presidenza europea, segna una seconda fase delle politiche di
austerity, in cui timide concessioni ai ceti medi ai fini di una
stabilizzazione degli equilibri fra blocchi sociali convivono con
l’approfondimento dell’attacco al reddito e il peggioramento delle condizioni
di vita complessive.
Il
modello di questa riproduzione sociale nella crisi è ormai esplicitamente
caratterizzato dall’esercizio di una funzione di saccheggio sui territori e le
loro risorse, il disciplinamento della povertà tramite lavoro, la
frammentazione e l’indebolimento di ampie fasce sociali. I processi di
marginalizzazione prodotti dall’iniziativa capitalistica approfondiscono le
differenze esistenti e operano nuovi tagli sociali: un segmento generazionale,
fra gli altri, è oggetto di un’esclusione senza precedenti, tanto sul terreno
sociale quanto su quello produttivo, di valorizzazione delle proprie capacità,
di soddisfazione dei propri bisogni.
La risposta istituzionale si incarna nel
modello Expo2015: enormi profitti per chi ci specula, lavoro gratuito o
sottopagato rigorosamente a termine e precario per noi. Ma se la
proletarizzazione violenta dei più giovani punta ad indebolirne il potenziale
rivendicativo, è esattamente su questo piano, quello di un’inclusione non
produttiva ma conflittuale, che si apre per noi la possibilità di
ricomporre-contro un territorio sociale frammentato e disperso.
La
ricomposizione politica della nostra controparte non è infatti priva di
ambivalenze nella misura in cui per i soggetti che pagano la crisi si chiude,
col blocco di consensi attorno a Renzi, ogni spazio di rappresentazione
nell’arena istituzionale. Di questa contrapposizione sociale, spontanea,
diffusa, ma che fatica ad assumere dimensione collettiva noi vogliamo essere aggregatori
e catalizzatori. Per questo desideriamo sperimentare, quest’autunno, delle
forme di sciopero sociale e metropolitano che sappiano eccedere tanto le forme
classiche e categoriali di astensione dal lavoro, quanto l’attivazione
esclusiva dei percorsi già esistenti, raccogliendo la sfida del blocco della
città e dei suoi flussi, dell’aggressione della controparte nei suoi punti di
accumulazione e di estrazione di valore. Ripartendo dalla ricchezza delle lotte
che hanno attraversato i nostri territori, ma consapevoli di non potercene
accontentare.
Nel
corso di quest’anno, molteplici esperienze di riappropriazione e lotta per la
casa hanno saputo declinare il tema del reddito a partire da bisogni sociali
concreti, proponendo un fronte sociale di opposizione alla crisi, costruendo le
condizioni per una nuova disponibilità alla lotta – perché i processi di
impoverimento sono anche un attacco ai nostri rapporti collettivi di forza. Ora
pensiamo sia importante scommettere sull’interlocuzione con segmenti della composizione
sociale inediti, atipici, estranei ai nostri contesti ma la cui effervescenza
eccede e travalica il cliché del bacino elettorale per destre e populismi. Per
questo l'opposizione alle tasse, che si è già mostrato terreno di
contrapposizione sociale in forme ambigue e/o individuali, può diventare un
tema politico da sperimentare, a fronte della funzione di diretta sottrazione
di reddito per alimentare il sistema delle grandi opere e la concentrazione di
ricchezze che riveste ormai la tassazione, in assenza di qualunque intento
redistributivo.
Allo
stesso modo il semestre italiano di presidenza europea e il calendario delle
sue kermesse può rappresentare per noi un orizzonte di possibilità per un
conflitto sociale diffuso contro le politiche dell’Unione Europea e della
troika su lavoro, reddito, flussi migratori, istruzione, fisco, finanza e
grandi opere.
Invitiamo
perciò tutte le realtà di lotta, movimenti territoriali, sindacati di base e
conflittuali a sperimentare percorsi di attivazione sui propri territori che ci
portino a sedimentare processualità verso la costruzione di due giornate di
mobilitazione collettiva nell’autunno: uno sciopero sociale metropolitano il 16
ottobre che si inserisca nella settimana di mobilitazione europea per il diritto
all’abitare “Stop evictions – take the city” e un altro, sempre di respiro
europeo, il 14 novembre in prossimità della giornata delle lotte studentesche
internazionali. Inoltre, in vista della contestazione all’Expo di Maggio 2015,
invitiamo tutte le realtà di lotta a partecipare alle assemblee nazionali di
confronto, riflessione, proposte politiche che si convocheranno a Milano per
immaginare insieme un’opposizione europea alle politiche della crisi.
Infine,
con lo sguardo rivolto all’autunno che ci attende e in un’estate di lotte
territoriali dalla Val Susa alla Sicilia No Muos, non possiamo che pensare a
Paolo, Luca, Graziano, Francesco, Lucio e tutti i compagni e le compagne che in
questo momento sono in carcere o ai domiciliari per la generosità con cui hanno
partecipato alle nostre comuni lotte. Li rivogliamo al nostro fianco al più
presto.
Così
come, mentre prende avvio l’invasione israeliana della striscia di Gaza, siamo
al fianco di tutti gli uomini e le donne palestinesi vittime di un’ennesima
aggressione contro i popoli in lotta. Con lo sguardo rivolto al cimitero del
Mediterraneo dove si consuma la tragedia di tante vite respinte, non possiamo
che considerare guerre, invasioni e politiche di frontiera altrettanti
dispositivi capitalistici contro cui va proiettato l’orizzonte delle nostre
lotte.