di Jacopo Guerriero
L’idea che la rete possa consentire un accesso libero alla conoscenza è
così ingenua da mettere i brividi. Come se dicessimo che McDonald ha permesso
il libero accesso alle proteine per tutti. E quindi tutti a divorare hamburger!
E lo stesso vale per l’informazione politica... La rete è un campo di battaglia
in cui i più forti tendono a vincere, cioè a guadagnare, e a imporre la loro
volontà strategica
A
partire da un’ evidenza: la democrazia è reversibile – e impone fatica e non è
mai risolta. Apprezzabile è dunque il pensiero politico volenteroso di non
mettersi in gabbia –neppure la rivoluzione è scienza, del resto. Pensando ai
nostri giorni, Hanna Arendt lo diceva in modo differente e certo più profondo:
«il problema delle moderne teorie del comportamento non è che esse siano
sbagliate, ma che potrebbero diventare vere». Forse, allora, va in questa
direzione anche Alessandro Dal
Lago, sociologo (anomalo nella sinistra italiana, lo definiscono i
giornali), che ha scritto un nuovo libro: Clic! (Cronopio,
Napoli 2013). Critica radicale di un soggetto politico –del M5S, del grillismo,
dell’ascesa dei nuovi imprenditori della politica Grillo & Casaleggio.
Giova chiedersi da che parte sta, dove si schiera? Per niente, si perderebbe un
occasione. Serve invece leggere questo testo – interrogarlo- ovvero farci un
pezzo di strada: per capire slittamenti del pensiero comune, banalità e
sottomissioni che dettano il nostro presente. Grillo – la sua attitudine a incrociare e risolvere
contraddizioni; il suo amore per le retoriche della rete, il suo corpo gettato
nella lotta politica; la lunare visione del mondo del suo socio Gian Roberto Casaleggio – è forse
solo un sintomo: del presente e del suo piccolo borghese desiderio di
palingenesi. Incontrando Alessandro Dal Lago, allora, la prima
domanda non può che essere sulla natura del tempo che viviamo.
La nostra è, a tutti gli effetti, post democrazia?
Credo che, sì, siamo in una società post-democratica, che, come tutte le cose “post”, mantiene e al tempo stesso vanifica la sua stessa natura. Formalmente democratica e sostanzialmente dispotica o eterodiretta. Pensi solo alla sovranità. In campo economico e militare, un paese come l’Italia non ha alcuna autonomia. Naturalmente, chiunque – nella Nato, nella Ue, nella Bce, nel governo tedesco o americano, e ovviamente italiano… – lo negherebbe, ma così è – se non si è ciechi. Ora, a tutti questi padroni più meno anonimi ecco aggiungersi una società di servizi politici online come Grillo & Casaleggio…
La nostra è, a tutti gli effetti, post democrazia?
Credo che, sì, siamo in una società post-democratica, che, come tutte le cose “post”, mantiene e al tempo stesso vanifica la sua stessa natura. Formalmente democratica e sostanzialmente dispotica o eterodiretta. Pensi solo alla sovranità. In campo economico e militare, un paese come l’Italia non ha alcuna autonomia. Naturalmente, chiunque – nella Nato, nella Ue, nella Bce, nel governo tedesco o americano, e ovviamente italiano… – lo negherebbe, ma così è – se non si è ciechi. Ora, a tutti questi padroni più meno anonimi ecco aggiungersi una società di servizi politici online come Grillo & Casaleggio…
Un nerd e un comico sono in fondo un’accoppiata inedita: cosa siamo? Un
paese – laboratorio, interessante per capire sviluppo e torsioni di un futuro
incombente – il futuro della globalizzazione e del capitalismo progressivo.
Oppure solo una semplice “Bulgaria Cattolica della Nato” in disfacimento, in
nulla interessante dopo la caduta del muro di Berlino?
Beh, dall’epoca di Reagan, qualsiasi attore sulla scena mediale globale porta nella ventiquattr’ore il bastone da leader politico… A parte gli scherzi, noi siamo sia il ventre molle d’Europa (di quella che conta, naturalmente: non siamo irrilevanti dal punto di vista economico e, quindi, un capro espiatorio come la Grecia), sia un laboratorio. Un laboratorio, per esempio, di smantellamento dell’economia industriale a favore di quella micro-aziendale e commerciale, ma anche di trasformazione del sistema politico verso la dissoluzione elettronica – in questo senso il grillismo, con tutta la sua aria virtuale-new age ecc., è un interessante esperimento anche per i paesi più sviluppati. Pensi solo all’interesse degli Usa, della stampa estera ecc. per Grillo e il M5S.
Che pure passa per antagonista. E i voti li prende dai delusi della sinistra, dicono le ricerche di Diamanti.
Io
ho l’impressione che, al di là della loro origine sociale, quello che accomuna
i grillini sia soprattutto la perdita di memoria storica, e quindi la fine
della contrapposizione destra-sinistra ecc. (come già era evidente nelle
sottoculture ecologiste). Quanto a Grillo, antagonista a chi o che cosa? Io
credo che una delle caratteristiche della società post-democratica sia la
nascita di formazioni politiche a guida carismatica il cui obiettivo è la
conquista del potere per il potere o, per lo meno, l’insediamento fruttuoso nel
mercato politico. E’ successo con Berlusconi e succede con Grillo. Ora, mi
sembra evidente che queste formazioni debbano attingere il consenso in aree
ideologicamente definite, le destre per Berlusconi (ma anche il centro
democristiano, i liberali, gli ex socialisti, i radicali ecc.) e i giovani nerd
o gli elettori di centro-sinistra delusi per Grillo. Insomma, devono mirare a
bacini elettorali determinati. Ma, nel momento in cui “rappresentano” questi
bacini, pur trascendendoli, essi non sono l”antipolitica” (una parola
sostanzialmente priva di senso), ma la “politica” tout court, e non possono
essere più considerati antagonisti, se non nella retorica elettorale. In un certo
senso il populismo trasversale grillino è la quintessenza del sistema politico
italiano.
Lei si sofferma ad analizzare il ruolo del blog nel M5S. Facciamo
un passo indietro: alla fine degli anni ’90, agli inizi del 2000, alle
retoriche sulla democratizzazione dell’economia via web, al glamour del web
2.0, al vecchio André Gorz che, alla fine della sua parabola, si commuoveva per
gli hackers o meglio per la loro possibilità di accedere liberamente a
conoscenza e informazione: quanto c’è ancora da demitizzare?
L’idea che la rete possa consentire un accesso libero alla conoscenza è così ingenua da mettere i brividi. Come se dicessimo che McDonald ha permesso il libero accesso alle proteine per tutti. E quindi tutti a divorare hamburger! Nulla di ciò che circola in rete è privo di valore economico – Casaleggio insegna – e in fondo l’hackeraggio è il tentativo, ovviamente destinato al fallimento, di usare la rete contro la rete. E lo stesso vale per l’informazione politica. Insomma, presupporre la libertà delle rete è il modo migliore – come fanno Grillo e Casaleggio –per manipolarla. La rete è un campo di battaglia in cui i più forti tendono a vincere, cioè a guadagnare, e a imporre la loro volontà strategica.
La volontà grillina di palingenesi rimanda in realtà a un
immaginario piccolo borghese. Lei si esprime in netta difesa della
democrazia parlamentare. Che pure è chiaramente da riformare ma…come? Sarebbe
realistico pensare a un soggetto politico ancora riformista che accetti pure, per
frenare quel rischio di disomogeneità ideologica cui si sono aperti per il loro
successo personale, per il loro amore di potere Grillo & Casaleggio, una
sorta di moratoria ideale su lotte di genere, ecologismo, amore per
l’orizzontalità, nel tentativo di aggregarsi intorno a un programma economico,
essenzialmente, ancora marxista, che serva a riattivare la lotta di classe dal
basso verso l’alto? Dall’alto verso il basso, direi, è già una realtà…
Guardi, sul soggetto politico io sono davvero pessimista. L’evoluzione occidentale è stata verso grandi contenitori ideologico-politici vuoti, che esprimono opzioni verbalmente contrarie ma ultra-generiche (democratici e repubblicani in Usa, laburisti e conservatori in Inghilterra, socialdemocratici e Cdu-Csu in Germania, socialisti e destre varie in Francia ecc., centro-destra e centro-sinistra in Italia), a cui si oppongono periodicamente movimenti territoriali, autonomisti, xenofobi ecc., sostanzialmente parassitari. Io credo che lo spazio per un soggetto politico nuovo a sinistra letteralmente non esista. Altra cosa potrebbe essere ripensare il conflitto, appunto, su basi materiali – svincolandolo dalle opzioni trasversali o orizzontali (nonché moralistiche e giudiziarie) e, magari, ripensando la stessa rete. Quanto al grillismo, a me sembra una forma di estremismo piccolo-borghese, che Ballard ha rappresentato molto bene nei suoi ultimi romanzi.
A proposito: è significativa, nel volumetto, quella sorta di
recensione delle conversazioni a tre tra Grillo & Casaleggio e Dario
Fo riprodotte in libro. L’umanesimo è morto e pure noi non stiamo troppo bene.
Alla fine del saggio lei sostiene che la crisi della sinistra si
risolverà solo con una lunga riflessione su luoghi comuni vecchi e nuovi. Fa
esplicita allusione alla deriva giustizialista. Il renzismo, pure, non è un
inseguimento di Grillo & Casaleggio?
Io non so proprio se la crisi della sinistra si risolverà. Per me, decostruire i luoghi comuni è una questione, oltre che politica, di stile. Mi si accappona la pelle quando penso a tutti quegli intellettuali “di sinistra” che si sono gettati sulla novità Grillo-Casaleggio per cavalcarla. Ma il problema è che molti termini del dibattito attuale a sinistra stanno diventando peggio che luoghi comuni – sono slogan vuoti. Chi ha mai visto in giro le moltitudini? E a furia di straparlare di beni comuni che si ottiene? E perché un movimento fascistoide, come quello di Grillo, dovrebbe essere meglio di un partito? E così via, di luogo comune in luogo comune, compresi i luoghi comuni “antagonisti” – penso a un intellettuale come Negri (uomo di profondi studi e ottime letture), il quale da quarant’anni è convinto che la rivoluzione stia per scoppiare o sia appena scoppiata… Quanto a Renzi, la vacuità del personaggio è infinita, il suo grillismo di riporto è evidente, ma non mi sorprenderebbe affatto che il Tony Blair di Rignano sull’Arno finisca per governarci. Questo è un paese in cui il ridicolo non ha limiti.