martedì 3 dicembre 2013

Clic! Grillo, Casaleggio & co. Dialogo con Alessandro Dal Lago

 di Jacopo Guerriero

L’idea che la rete possa consentire un accesso libero alla conoscenza è così ingenua da mettere i brividi. Come se dicessimo che McDonald ha permesso il libero accesso alle proteine per tutti. E quindi tutti a divorare hamburger! E lo stesso vale per l’informazione politica... La rete è un campo di battaglia in cui i più forti tendono a vincere, cioè a guadagnare, e a imporre la loro volontà strategica

A partire da un’ evidenza: la democrazia è reversibile – e impone fatica e non è mai risolta. Apprezzabile è dunque il pensiero politico volenteroso di non mettersi in gabbia –neppure la rivoluzione è scienza, del resto. Pensando ai nostri giorni, Hanna Arendt lo diceva in modo differente e certo più profondo: «il problema delle moderne teorie del comportamento non è che esse siano sbagliate, ma che potrebbero diventare vere». Forse, allora, va in questa direzione anche Alessandro Dal Lago, sociologo  (anomalo nella sinistra italiana, lo definiscono i giornali), che ha scritto un nuovo libro: Clic! (Cronopio, Napoli 2013). Critica radicale di un soggetto politico –del M5S, del grillismo, dell’ascesa dei nuovi imprenditori della politica Grillo & Casaleggio. Giova chiedersi da che parte sta, dove si schiera? Per niente, si perderebbe un occasione. Serve invece leggere questo testo – interrogarlo- ovvero farci un pezzo di strada: per capire slittamenti del pensiero comune, banalità e sottomissioni che dettano il nostro presente. Grillo – la sua attitudine a incrociare e risolvere contraddizioni; il suo amore per le retoriche della rete, il suo corpo gettato nella lotta politica; la lunare visione del mondo del suo socio Gian Roberto Casaleggio – è forse solo un sintomo: del presente e del suo piccolo borghese desiderio di palingenesi.  Incontrando Alessandro Dal Lago, allora, la prima domanda non può che essere sulla natura del tempo che viviamo.

La nostra è, a tutti gli effetti, post democrazia?

Credo che, sì, siamo in una società post-democratica, che, come tutte le cose “post”, mantiene e al tempo stesso vanifica la sua stessa natura. Formalmente democratica e sostanzialmente dispotica o eterodiretta. Pensi solo alla sovranità. In campo economico e militare, un paese come l’Italia non ha alcuna autonomia. Naturalmente, chiunque – nella Nato, nella Ue, nella Bce, nel governo tedesco o americano, e ovviamente italiano… – lo negherebbe, ma così è – se non si è ciechi. Ora, a tutti questi padroni più  meno anonimi ecco aggiungersi una società di servizi politici online come Grillo & Casaleggio…
Un nerd e un comico sono in fondo un’accoppiata inedita: cosa siamo? Un paese – laboratorio, interessante per capire sviluppo e torsioni di un futuro incombente – il futuro della globalizzazione e del capitalismo progressivo. Oppure solo una semplice “Bulgaria Cattolica della Nato” in disfacimento, in nulla interessante dopo la caduta del muro di Berlino? 

Beh, dall’epoca di Reagan, qualsiasi attore sulla scena mediale globale porta nella ventiquattr’ore il bastone da leader politico… A parte gli scherzi, noi siamo sia il ventre molle d’Europa (di quella che conta, naturalmente: non siamo irrilevanti dal punto di vista economico e, quindi, un capro espiatorio come la Grecia), sia un laboratorio. Un laboratorio, per esempio, di smantellamento dell’economia industriale a favore di quella micro-aziendale e commerciale, ma anche di trasformazione del sistema politico verso la dissoluzione elettronica  – in questo senso il grillismo, con tutta la sua aria virtuale-new age ecc., è un interessante esperimento anche per i paesi più sviluppati. Pensi solo all’interesse degli Usa, della stampa estera ecc. per Grillo e il M5S.
Che pure passa per antagonista. E i voti li prende dai delusi della sinistra, dicono le ricerche di Diamanti.


Io ho l’impressione che, al di là della loro origine sociale, quello che accomuna i grillini sia soprattutto la perdita di memoria storica, e quindi la fine della contrapposizione destra-sinistra ecc. (come già era evidente nelle sottoculture ecologiste). Quanto a Grillo, antagonista a chi o che cosa? Io credo che una delle caratteristiche della società post-democratica sia la nascita di formazioni politiche a guida carismatica il cui obiettivo è la conquista del potere per il potere o, per lo meno, l’insediamento fruttuoso nel mercato politico. E’ successo con Berlusconi e succede con Grillo. Ora, mi sembra evidente che queste formazioni debbano attingere il consenso in aree ideologicamente definite, le destre per Berlusconi (ma anche il centro democristiano, i liberali, gli ex socialisti, i radicali ecc.) e i giovani nerd o gli elettori di centro-sinistra delusi per Grillo. Insomma, devono mirare a bacini elettorali determinati. Ma, nel momento in cui “rappresentano” questi bacini, pur trascendendoli, essi non sono l”antipolitica” (una parola sostanzialmente priva di senso), ma la “politica” tout court, e non possono essere più considerati antagonisti, se non nella retorica elettorale. In un certo senso il populismo trasversale grillino è la quintessenza del sistema politico italiano.
Lei si sofferma  ad analizzare il ruolo del blog nel M5S. Facciamo un passo indietro: alla fine degli anni ’90, agli inizi del 2000,  alle retoriche sulla democratizzazione dell’economia via web, al glamour del web 2.0, al vecchio André Gorz che, alla fine della sua parabola, si commuoveva per gli hackers o meglio  per la loro possibilità di accedere liberamente a conoscenza e informazione: quanto c’è ancora da demitizzare?

L’idea che la rete possa consentire un accesso libero alla conoscenza è così ingenua da mettere i brividi. Come se dicessimo che McDonald ha permesso il libero accesso alle proteine per tutti. E quindi tutti a divorare hamburger! Nulla di ciò che circola in rete è privo di valore economico – Casaleggio insegna – e in fondo l’hackeraggio è il tentativo, ovviamente destinato al fallimento, di usare la rete contro la rete. E lo stesso vale per l’informazione politica. Insomma, presupporre la libertà delle rete è il modo migliore – come fanno Grillo e Casaleggio –per manipolarla. La rete è un campo di battaglia in cui i più forti tendono a vincere, cioè a guadagnare, e a imporre la loro volontà strategica.

La volontà grillina  di palingenesi rimanda in realtà a un immaginario piccolo borghese.  Lei si esprime in netta  difesa della democrazia parlamentare. Che pure è chiaramente da riformare ma…come? Sarebbe realistico pensare a un soggetto politico ancora riformista che accetti pure, per frenare quel rischio di disomogeneità ideologica cui si sono aperti per il loro successo personale, per il loro amore di potere Grillo & Casaleggio, una sorta di moratoria ideale su lotte di genere, ecologismo, amore per l’orizzontalità, nel tentativo di aggregarsi intorno a un programma economico, essenzialmente, ancora marxista, che serva a riattivare la lotta di classe dal basso verso l’alto? Dall’alto verso il basso, direi, è già una realtà…

Guardi, sul soggetto politico io sono davvero pessimista. L’evoluzione occidentale è stata verso grandi contenitori ideologico-politici vuoti, che esprimono opzioni verbalmente contrarie ma ultra-generiche (democratici e repubblicani in Usa, laburisti e conservatori in Inghilterra, socialdemocratici e Cdu-Csu in Germania, socialisti e destre varie in Francia ecc., centro-destra e centro-sinistra in Italia), a cui si oppongono periodicamente movimenti territoriali, autonomisti, xenofobi ecc., sostanzialmente parassitari. Io credo che lo spazio per un soggetto politico nuovo a sinistra letteralmente non esista. Altra cosa potrebbe essere ripensare il conflitto, appunto, su basi materiali – svincolandolo dalle opzioni trasversali o orizzontali (nonché moralistiche e giudiziarie) e, magari, ripensando la stessa rete. Quanto al grillismo, a me sembra una forma di estremismo piccolo-borghese, che Ballard ha rappresentato molto bene nei suoi ultimi romanzi.

A proposito:  è significativa, nel volumetto, quella sorta di recensione  delle conversazioni a tre tra Grillo & Casaleggio e Dario Fo riprodotte in libro. L’umanesimo è morto e pure noi non stiamo troppo bene.

Beh, quelle conversazioni sono qualcosa di agghiacciante – per me vuol dire che oggi, in politica, un minimo di literacy, direi al livello della licenza liceale di trenta-quarant’anni fa, è inutile, anzi è dannoso… Certo, se con umanesimo intendiamo una certa competenza storica, letteraria ecc., nonché il rispetto per i testi – in senso lato – l’umanesimo è morto. Ma ancora peggiore, per me, è l’uso della cultura da cartina dei cioccolatini per imbonire gli elettori. È grottesco. Che bisogno hanno Grillo, Casaleggio & Fo di passare per persone colte? E’ un po’ come la “passione” di Berlusconi e Dell’Utri per i libri antichi: è la vecchia storia del “cumenda” che va alla Scala e s’addormenta, oppure straparla di cultura mentre s’ingozza a pranzo. Naturalmente, non parliamo più di padroncini degli anni 50, ma di imprenditori dell’economia virtuale.

Alla fine del saggio lei sostiene che la crisi della sinistra si risolverà solo con una lunga riflessione su luoghi comuni vecchi e nuovi. Fa esplicita allusione alla deriva giustizialista. Il renzismo, pure, non è un inseguimento di Grillo & Casaleggio?

Io non so proprio se la crisi della sinistra si risolverà. Per me, decostruire i luoghi comuni è una questione, oltre che politica, di stile. Mi si accappona la pelle quando penso a tutti quegli intellettuali “di sinistra”  che si sono gettati sulla novità Grillo-Casaleggio per cavalcarla. Ma  il problema è che molti termini del dibattito attuale a sinistra stanno diventando  peggio che luoghi comuni – sono slogan vuoti. Chi ha mai visto in giro le moltitudini? E a furia di straparlare di beni comuni che si ottiene? E perché un movimento fascistoide, come quello di Grillo, dovrebbe essere meglio di un partito? E così via, di luogo comune in luogo comune, compresi i luoghi comuni “antagonisti” – penso a un intellettuale come Negri (uomo di profondi studi e ottime letture), il quale da quarant’anni è convinto che la rivoluzione stia per scoppiare o sia appena scoppiata… Quanto a Renzi, la vacuità del personaggio è infinita, il suo grillismo di riporto è evidente, ma non mi sorprenderebbe affatto che il Tony Blair di Rignano sull’Arno finisca per governarci. Questo è un paese in cui il ridicolo non ha limiti.