domenica 2 dicembre 2012

Adelante! La lotta non è un salotto tv

di Adele Marri
Se si sogna da soli è solo un sogno,
se si sogna insieme è la realtà che comincia.
(Subcomandante Marcos)
Forse è il momento giusto, forse la violenza sulle nostre vite è diventata così pressante, forse ci si sente così inermi che il bisogno di resistere è il bisogno più urgente

Il video della contestazione del 19 Novembre all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Parma (https://www.youtube.com/watch?v=yTzCMN6J0MI)  ha fatto il giro del paese e ha ricevuto un enorme sostegno. Troppi riflettori si sono però accesi su di me, studentessa ventenne come tante altre, trascurando la parte ben più importante di ciò che stava dietro quella giornata di protesta. Mi sento in dovere di fare alcune precisazioni.
Il mio intervento nasce dall’esperienza di un collettivo e di uno spazio occupato e autogestito, acquista significato e valore solo in questa prospettiva; si fa forte solo del fatto che, mentre io ero al microfono in quell’Aula, i miei compagni e le mie compagne facevano sentire forte la loro voce sotto alle mura dell’università.
La lotta non ha bisogno di volti o di ragazze immagine, ma di menti pensanti e corpi disposti a mettersi in gioco, ha bisogno di rabbia, coraggio e passione che si fanno pensiero critico e pratiche collettive.
Anche per questo siamo scesi in piazza con le maschere di V per Vendetta.
La mia è “la voce della protesta” quanto quella di ogni insegnante precario, che rinuncia a una buona parte dello stipendio per fare sciopero, perché ad insegnare tra le macerie di una scuola venduta al miglior offerente proprio non ci sta.
Si fa sentire come quella di ogni studente, che scende in piazza per reclamare il proprio diritto ad un’istruzione libera dai ricatti occupazionali, solidale e accessibile.
Come quella di ogni operaio che difende il proprio posto di lavoro senza permettere che in cambio gli rubino la salute, persino la vita.
Come quella di ogni uomo o donna, lavoratore, pensionato, che non ci sta più ad essere strozzato, da un governo che gli chiede sempre più sacrifici e gli ruba il poco che ci è ormai concesso di avere.
Come quella di ogni migrante senza documenti quando rifiuta i confini arbitrari, che istigano all’odio e alla guerra tra poveri.
La mia voce è quella di quel famoso 99%.
Non sono mai i singoli che fanno la differenza ma l’organizzazione di tanti e diversi che diventa conflitto costituente.
Ci hanno invitato in televisione ma abbiamo assistito troppo spesso agli spettacoli squallidi e meschini di chi vuole solo comprarsi consensi.
La politica, quella che porta cambiamento, si fa con uno sforzo continuo nelle piazze, nelle scuole e nelle università, sui posti di lavoro, negli spazi sociali liberati dalla speculazione, nei mercati autogestiti, nell’imprescindibile messa in comune di esperienze ed idee che costruisce qualcosa di originale e condiviso.
Non è importante che il mio discorso rispecchi le mie esperienze di vita personali, ma è importante che rispecchi le condizioni di tante e tanti altre.
La mia rabbia è quella di tutti coloro che sono stanchi di chinare la testa e di vedersi tagliare il diritto al presente e al futuro. Questa rabbia che è dignità. Questa dignità che è la nostra unica arma, per non permettere più di essere messi a tacere.
Ho ricevuto molti complimenti e incoraggiamenti: la mia risposta è fate un passo avanti, alzate la testa, alzate la voce.
A Parma ci sono persone che lottano ogni giorno e fanno vivere i progetti della Casa Cantoniera Autogestita e di ArtLab Occupato.
Il primo passo è farsi un giro da queste parti.

www.anomaliaparma.org