venerdì 21 febbraio 2025

LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

 il suo ritorno a casa dopo 50 anni -Veronica Tarozzi-

Dopo quasi 50 anni di detenzione, la liberazione di Leonard Peltierattivista nativo americano e membro dell’American Indian Movement (AIM), marca un momento storico. Martedì 18 febbraio è stato finalmente rilasciato dal carcere di massima sicurezza di Coleman, in Florida

Il mese scorso infatti, il presidente Joe Biden aveva colto tutti di sorpresa commutando la pena più controversa e lunga della storia degli USA. Una manciata di minuti prima della fine del suo mandato, ha rilasciato un ordine esecutivo in cui permetteva a Peltier di trascorrere gli ultimi anni della sua vita agli arresti domiciliari, nella sua terra natia in Nord Dakota.

Peltier, ora ottantenne e in condizioni di salute precarie, ha sempre sostenuto la sua innocenza riguardo all’uccisione di due agenti dell’FBI avvenuta nel 1975. La sua liberazione è stata accolta con gioia dai suoi sostenitori in tutto il mondo, che hanno lottato strenuamente per 49 anni per la sua liberazione.

La prigionia politica più lunga della storia degli USA

Condannato per la presunta uccisione di due agenti durante uno scontro a fuoco nel 1975 a Pine Ridge, South Dakota, Peltier si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di essere stato vittima di un processo ingiusto. Il processo fu infatti aspramente criticato per omissioni di prove cruciali e testimonianze estorte. Nonostante ciò, all’attivista dell’AIM –  l’organizzazione che lotta dal 1968 per i diritti dei nativi americani – non fu mai concessa una revisione del processo, rimanendo in carcere per quasi mezzo secolo e diventando così il simbolo più emblematico delle ingiustizie subite dalle popolazioni indigene degli Stati Uniti.

Nel corso dei lunghi anni di prigionia sono state innumerevoli le personalità che si sono schierate a favore della liberazione di Leonard Peltier, tra cui Nelson Mandela e Papa Francesco. Persino l’ex procuratore degli Stati Uniti che si è occupato del caso, James H. Reynolds, ha più volte chiesto ai Presidenti americani di concedere la grazia a Peltier, definendo il suo processo “ingiusto”. Reynolds ha ribadito più volte che il clima politico dell’epoca, segnato da tensioni tra il governo federale e le comunità native, influenzò pesantemente il verdetto.

Nonostante tutto, l’FBI non ha mai ammesso i suoi errori e ha continuato a fare pressione su tutti i Presidenti americani che volevano concedere la clemenza all’attivista della nazione indigena, come dimostrato da una lettera che l’ex direttore della Polizia federale americana ha spedito a Biden il giorno prima della fine del mandato.

«Finalmente libero!». Le prime dichiarazioni di Peltier e le celebrazioni in suo onore

In una dichiarazione di Leonard Peltier dopo la sua liberazione ai membri del Collettivo NDN per i diritti dei popoli indigeni, l’attivista ottantenne ha espresso la sua gioia, dichiarando: «Finalmente libero! Mi hanno imprigionato, ma non hanno mai spezzato il mio spirito!». Ha poi ringraziato i suoi sostenitori in tutto il mondo che hanno lottato per la sua liberazione e ha affermato: «Oggi è un buon giorno! Finalmente torno a casa e non vedo l’ora di vedere i miei amici, la mia famiglia e la mia comunità.»

Ed è stato proprio un rientro caloroso quello che gli ha dedicato mercoledì la sua comunità nella riserva indiana di Turtle Mountain, nel Dakota del Nord, il giorno dopo il tanto atteso rientro a casa. Il Collettivo NDN ha infatti organizzato una grande festa in suo onore, alla quale hanno partecipato centinaia di appartenenti delle popolazioni indigene native e non. Circondato dall’affetto dei suoi cari e accolto dal potente suono dei tamburi e dei canti tradizionali, Leonard Peltier finalmente libero, ha rilasciato un discorso breve, “per evitare di commuoversi davanti all’inattesa manifestazione di affetto”.

Ha raccontato i momenti letteralmente più bui di questa ingiusta detenzione, in cui fu a lungo rinchiuso in una cella di deprivazione sensoriale. Ha inoltre ricordato il fatto che gli sono state negate cure adeguate per le sue patologie, fino a portarlo a subire 14 giorni di coma per una cura sbagliata, da cui si è fortunatamente risvegliato.

Una vittoria simbolica: la lotta per la verità e la giustizia non è mai vana

Sebbene Peltier non sia stato graziato e la sua condanna non sia stata annullata, la commutazione della sua pena rappresenta una vittoria simbolica, nonché un enorme passo avanti per i diritti dei nativi americani e per tutti coloro che lottano per un sistema giudiziario più equo e trasparente. La sua storia, che ha attraversato quasi cinque decenni, costituisce un potente esempio delle lotte per i diritti civili, per l’autodeterminazione e il riconoscimento delle ingiustizie subite dalle popolazioni indigene nordamericane e del mondo intero.

La liberazione di Leonard Peltier, un simbolo di resistenza e amore per l’umanità, rappresenta molto più del suo ritorno a casa. La sua scarcerazione è un monito: anche dopo decenni di ingiustizie, la lotta per la verità e la giustizia non è mai vana.

da buonenotizie