giovedì 1 luglio 2021

LA FABBRICA DELLA RIPRODUZIONE

- Romano Alquati -

      “COME SI COLLOCA L’UNIVERSITÀ ALL’INTERNO 

 DEL PROCESSO DI VALORIZZAZIONE?” 

Il contributo proposto è estratto da un’intervista pubblicata su una rivista studentesca torinese, La Lente, realizzata nel 1990 da Emiliana Armano, sociologa (all’epoca allieva dell’intervistato) autrice di numerosi saggi sui temi del lavoro e della soggettività. “Certo, molte cose sono cambiate , nella società e nell’Università – scrive la Armano –, ma la sostanza delle riflessioni proposte nel 1990 da questo instancabile ricercatore di alternative radicali alla povertà della vita e dell’umano sotto il capitalismo, riteniamo possano costituire tuttora una solida base di riflessione per la critica di questa fondamentale istituzione (e fabbrica) riproduttiva   


La Ricerca, è ovvio, si pone direttamente all’interno del processo di valorizzazione, questo discorso vale per l’Università come per qualsiasi laboratorio. In modo mediato (indiretto) va vista la didattica, che è produttrice indiretta di plusvalore formando una forza lavoro più capace secondo canoni capitalistici. Perché crea le premesse per l’estrazione del plusvalore attraverso la qualificazione e la qualità delle capacità. 

Questa forma mediata di valorizzazione, la didattica, è più importante di quella immediata, la ricerca: per cui io do molta più importanza alla didattica. Il grosso discorso da fare sull’Università è semmai come la didattica si qualifica collegandosi con la ricerca, come la distribuzione e l’apprendimento della conoscenza diventa diverso se collegato ad una esperienza di produzione della conoscenza. La didattica è un luogo di distribuzione della conoscenza già prodotta altrove. È come il commercio. Distribuisce conoscenze procedurali pre-confezionate. E questo piace agli studenti, che non capiscono la miseria di ciò! Se tu colleghi direttamente il compratore della conoscenza alla sua produzione, se lo rendi partecipe riesci a capire di più come può essere sfruttata nell’uso. Ma il fine per rinnovarsi è migliorare la didattica. Perché se la didattica è integrata nella ricerca allora è tutta un’altra «Capacità Attiva». Intendo per Capacità Attiva quella che veniva intesa come Forza Lavoro. 

Bisogna togliere l’alone di sacralità che la ricerca scientifica si porta dietro! Niente è più alienante dell’azione della ricercatrice che riempie migliaia di volte la stessa ampolla per stabilire una media. La ricerca proceduralizzata ed esecutiva ha poca qualità, vale poco, richiede poca capacità e ne sviluppa poca. Non conviene dal punto di vista della qualità e del valore della capacità da rivendere. Quando la Didattica è una trasmissione di procedimenti prefabbricati, si produce una Capacità Attiva di basso valore ma con un alto rendimento capitalistico. Le imprese la chiedono ma la pagano poco. Invece bisogna cercare di ottenere una Capacità ricca e ampia. Quindi il problema è lo scontro con la mentalità degli studenti. Mentalità che punta al prezzo e non al valore; a un posto in fondo modesto. E per il quale proprio non è necessaria la laurea e nemmeno il diploma! Non ci si laurea per finire manovali nella ricerca! Non appena la domanda di quella data formazione cala, il suo prezzo, non essendo supportato da un dato valore, si sgonfia tutto. Bisogna alzare la qualità della ricerca cambiando i suoi fini! Gli studenti coinvolti nella ricerca universitaria sono un’esigua minoranza. La ricerca in cui sono coinvolti didatticamente per imparare a ricercare (anche applicativa allora) deve aumentare la sua qualità: imparare una ricerca meno routinaria! Mentre la ricerca che fanno i ricercatori universitari dovrebbe alzare a sua volta la qualità ma essere «fondamentale» e «pura».

 

Dall’ intervista a Romano Alquati su “Università e formazione standardizzata”, riproposta in concomitanza con la pubblicazione, da parte di DeriveApprodi, di un importante testo inedito (Sulla riproduzione della capacità umana vivente, 2021) del sociologo e militante politico Romano Alquati. Rinviamo i lettori che non conoscono la figura e l’opera di Romano Alquati, scomparso nel 2010, alla lettura dei materiali pubblicati nella sezione Scavi di Machina [https://www.machina-deriveapprodi.com/]