- Ugo Mattei -
Si può rendere “generativa” l’impresa, cambiando il Dna delle società di capitali ?
Il costituzionalismo
liberale è stato ridotto in fin di vita dai rapporti di forza mutati fra
pubblico e privato. Un libro di Massimo Mercati sulle imprese economiche dopo
il Covid: «Non solo è improbabile si torni “come prima”, ma farlo aggraverebbe
i nostri problemi»
Terminato durante il lockdown, il volumetto pubblicato
dall’amministratore delegato del gruppo Aboca, costituisce lettura
indispensabile in questa inedita crisi. Il libro di Massimo Mercati è
chiarissimo: non solo è improbabile si torni “come prima”, ma il farlo
aggraverebbe i nostri problemi. Occorre allora un ripensamento strutturale
dell’impresa, trasformatasi in un micidiale meccanismo “estrattivo”, fondato su
una struttura proprietaria che concentra ogni potere nelle mani del vertice per
operare come meccanismo di trasformazione di beni comuni, appartenenti a tutti,
in capitale concentrato nelle mani di pochissimi. Solo trasformando in modo
sistemico la governance dell’impresa − sostiene Mercati − si può renderla
“generativa”, partecipata e responsabile nei confronti delle generazioni
future.
Ben sappiamo che, dal punto di vista istituzionale, il
costituzionalismo liberale è stato ridotto in fin di vita dal cambio di
rapporti di forza fra pubblico e privato. Questo mutamento è stato creato
principalmente dalla struttura estrattiva delle corporation multinazionali, nel
cui Dna sta la ricerca esasperata del profitto o della rendita di brevissimo
periodo, capace di garantire tanto la crescita di prezzo delle azioni sui
mercati finanziari quanto il valore dei dividendi. A causa della forza del
capitale concentrato, infatti, i decisori pubblici sono agevolmente catturati,
così come lo sono l’informazione e di conseguenza la pubblica opinione.
Massimo Mercati è convinto che un mutamento serio di questo
stato delle cose possa avvenire soltanto attraverso un vero e proprio mutamento
del Dna della società di capitali. Secondo Mercati, difatti, prima di tutto la
stessa impresa deve comportarsi come un sistema vivente, un vero e proprio
organismo che vive in relazione con altri organismi ed il cui scopo di lungo
periodo (mission) non può essere che la resilienza, la crescita qualitativa e
la salvaguardia di un ecosistema in cui prosperare. Ma questa vocazione deve
essere prima di tutto chiara a chi guida l’impresa, perché soltanto attraverso
l’esempio è possibile contagiare tutte le componenti che la compongono.
Competenza, umiltà e sopratutto sollecitudine, sono le virtù della leadership
che consentono ad ogni organizzazione umana complessa di avere successo.
Mercati cerca di guardarsi dal paternalismo, anche se è difficile farlo senza
interrogarsi sulla misura in cui l’istituzionalizzazione della condivisione
degli utili e della partecipazione nelle decisioni sociali sia elemento
imprescindibile.
Il cambiamento di cultura aziendale che Mercati propone è
condizione necessaria ma non sufficiente perché una corporation dismetta i
panni dello squalo per vestire quelli del delfino, rectius muti per sempre il
suo Dna. Il campus di Google è celeberrimo per essere un paradiso per il
dipendente. C’è sicuramente ben più di questo nell’idea di mission della
multinazionale di Sansepolcro, la quale cerca di cambiare la cultura dell’industria
farmaceutica attraverso l’esempio virtuoso del suo operare ecologicamente
innovativo. Occorre però chiedersi, come fece Adriano Olivetti, se un’impresa
possa davvero essere generativa in modo transgenerazionale in un ecosistema
quale quello capitalistico che, tramite la proprietà estrattiva, trasforma
istituzionalmente relazioni sociali umane in un gigantesco ammasso di merci.
Mercati è conscio come la struttura della società benefit
(che descrive con grande chiarezza) sia insufficiente. Tuttavia, riforme
giuridiche che non tocchino le strutture profonde delle proprietà privata (come
lo stesso Papa Francesco ha ribadito con forza nella sua ultima enciclica
“Fratelli tutti”), sviluppando forme istituzionali di socialismo dei beni
comuni, possono davvero dar vita a un impresa come “sistema vivente
collettivo”? che duri nel tempo oltre la virtù e della generosità di chi in
quel momento la guida?
Massimo Mercati, L’Impresa come sistema vivente, Aboca,
Sansepolcro, 2020, p. 153 Euro 14