giovedì 28 marzo 2019

LAVORO E LAVORI DELLE DONNE

tra globalizzazione e politiche neo-liberiste


a cura di 

Alisa Del Re \ Cristina Morini 

 Bruna Mura \ Lorenza Perini



\ abbiamo pensato di organizzare una giornata di studi che ci permettesse di allargare la discussione e aprire uno spazio di confronto e collaborazione intorno al tema

\ ...deciso di mantenere affiancate la componente scientifica di queste considerazioni con la sua parte militante e politica (…) non solo di analisi del reale, ma di proposta
\ ...provato a seguire un filo conduttore che, dal coinvolgimento delle donne nel lavoro produttivo, procedesse verso il lavoro riproduttivo
\ ...iniziato a scambiarci le letture e gli autori/autrici di riferimento, in cui ci siamo chieste quale sia il legame tra la nostra analisi scientifica e la pratica politica agita da noi
abbiamo la necessità di approfondire l’analisi e di allargare la dimensione del progetto, e anche di estendere il dibattito ad altre studiose e militanti

Un’introduzione

I seminari del giovedì del nostro gruppo di ricerca presso l’Università di Padova, aperti alle collaborazioni più ampie e varie, hanno avuto come tema, nel corso del 2018, ciò che da sempre costituisce l’impalcatura su cui si regge la struttura sociale nel nostro paese: il lavoro anzi i lavori delle donne, tutti i lavori che per una serie di circostanze storico/culturali e per necessità a causa di un welfare assente, vengono attribuiti da sempre alle donne. Non si tratta solo del “lavoro domestico”, ma di una serie di “lavori di riproduzione necessari” che rendono possibile la società che siamo, siano essi salariati o non salariati, comunque comandati da un certo tipo di sviluppo capitalistico. I mutamenti complessi e gli intrecci di tutti questi fattori, che attraversano storicamente il corpo delle donne e progressivamente oggi anche quello degli uomini, sono stati l’oggetto dei nostri ragionamenti collettivi negli ultimi mesi e hanno dato avvio ad una serie di ulteriori ragionamenti che si sono sviluppati in forma scritta e che hanno portato le nostre ricerche ad aprirsi a piste nuove e impreviste.
A seguito di alcuni di questi seminari abbiamo pensato di organizzare una giornata di studi che ci permettesse di allargare la discussione e aprire uno spazio di confronto e collaborazione intorno al tema. Ci pareva utile poter aprire le nostre riflessioni ad un pubblico più ampio, ad altre e altri che come noi si stanno interrogando, ciascuna/o dalla propria prospettiva, sul nesso produzione/riproduzione. Effimera ha accolto questa nostra richiesta ed il risultato è la raccolta di articoli che segue.
Abbiamo deciso di mantenere affiancate la componente scientifica di queste considerazioni con la sua parte militante e politica che, oggi con urgenza, richiede la capacità di un confronto complessivo, non solo di analisi del reale, ma di proposta. Avviare un ragionamento corale su questi temi, in una prospettiva di genere, ci pare necessario per rimettere al centro la divisione del lavoro guardandola con gli occhi di oggi, attraverso le implicazioni che la sua riorganizzazione ha sulla materialità delle nostre vite quotidiane. Fare questo significa innanzitutto rompere la rigida divisione disciplinare imposta in ambito accademico che, oltre a strutturare meccanismi di valutazione escludenti, impedisce il confronto con il mondo reale. Uno sguardo situato e trasversale permette invece di riconoscere dove e come le diseguaglianze di genere attraversino gli spazi che abitiamo, dentro e fuori l’accademia, dentro e fuori le mura domestiche, nel lavoro salariato così come in quello riproduttivo.
In questo senso abbiamo provato a seguire un filo conduttore che, dal coinvolgimento delle donne nel lavoro produttivo, procedesse verso il lavoro riproduttivo.
Il contributo di Alessandra Vincenti mette in luce aspetti dell’welfare aziendale che fanno proprio il corpo delle donne, lo normano, decidono cosa deve fare, sia durante l’orario di lavoro che nel corso della vita, mentre la ricerca sviluppata da Angela M. Toffanin e Francesca A. Vianello sulle condizioni delle addette alle pulizie industriali, attraverso le parole delle lavoratrici intervistate, apre lo sguardo sulle lotte comuni che queste donne compiono nei propri luoghi di lavoro. Ma le lotte eccedono di molto i confini aziendali e si intersecano con le vite di tutte: il contributo del Gruppo autoinchiesta sulle molestie di Non una di meno di Padova apre la riflessione sul tema delle molestie, sul lavoro, attraverso lo strumento dell’auto-inchiesta, mettendo in luce come esso si configuri come iniziativa politica verso lo sciopero mondiale delle donne per il prossimo otto marzo.
Sul rapporto tra diritti di cittadinanza e genere in Europa si concentra la riflessione di Alisa Del Re, per trovare soluzione all’invisibilità del lavoro riproduttivo quando non è salariato e alla sua sottovalutazione quando viene contrattualizzato, a partire dalla costatazione che si tratta nella maggioranza dei casi di un lavoro di donne, che investe native e migranti in un contesto che crea gerarchie di genere. Il contributo di Fatima Farina, attraversando il nesso tra lavoro e politica, mette in luce come la resa a sinistra e la strumentalizzazione delle destre rendano la prospettiva di genere un mero mezzo attraverso cui accrescere consenso elettorale.
Sullo scenario della città che cambia mentre cambia il lavoro, Lorenza Perini prende in esame la relazione delle donne con la casa, il contesto cioè in cui tanti tipi di lavori diversi si stanno riposizionando oggi, dopo decenni di zoning e fabbriche distinte dalle zone dormitorio. Oggi la sfida è sperimentare come l’approccio femminista sia ancora l’unico capace di legge la complessità del vivere urbano e riportare al centro dei discorsi, anche abitativi, le relazioni di cura.
Bruna Mura, si concentra sul rapporto tra lavori delle donne e salute per mettere in evidenza come i processi di medicalizzazione delle vite stiano agendo sulla trasformazione dei compiti di cura, ancora fortemente confinati entro la dimensione individuale, ma che a questo stiano cominciando ad affiancarsi sperimentazioni comunitarie di “fare salute”..
Infine, Cristina Morini, sottopone il nesso produzione/riproduzione ad una duplice lettura, in cui il modello di produzione contemporaneo, che attinge dagli affetti e dalle interiorità degli esseri viventi, è il lavoro riproduttivo delle donne e la possibile soluzione per superare lo sfruttamento e riacquistare la padronanza della vita deve passare per un reddito di base.
In questo percorso, il rischio che abbiamo corso è stato di dare vita ad analisi giustapposte e di perdere una coerenza del discorso che legasse gli articoli. Ma si è trattato di un primo confronto, in cui abbiamo iniziato a scambiarci le letture e gli autori/autrici di riferimento, in cui ci siamo chieste quale sia il legame tra la nostra analisi scientifica e la pratica politica agita da noi. Abbiamo la necessità di approfondire l’analisi e di allargare la dimensione del progetto, e anche di estendere il dibattito ad altre studiose e militanti.
Abbiamo voluto che questo contributo alla riflessione fosse pronto e fruibile in occasione dell’8 marzo 2019, terza giornata di sciopero femminista internazionale che ci ha viste  [corsivo NB]  tutte coinvolte
Pubblicazione di Effimera. Critica e sovversioni del presente