di Laboratori per lo Sciopero Sociale
Report
dell’assemblea nazionale dei Laboratori dello Sciopero sociale che si è svolta
il 30 novembre a Napoli, la capitale europea della disoccupazione, e lancio
della mobilitazione del #3D contro il #jobsact. L'assemblea ci ha consegnato
una discussione intensa e molto ricca, che da subito ha evitato litanie
auto-celebrative, ponendosi, piuttosto, il problema della continuità
organizzativa e, nello stesso tempo, dell’agenda politica. È emerso dunque un
nuovo appello alla mobilitazione, capace di tenere in conto il successo, la
forza e soprattutto l’importante capacità di attivazione che il 14N ha saputo
determinare
Lo
Sciopero sociale ha visto una miriade di esperienze concrete di lotta
riconoscersi in uno spazio comune di elaborazione, ricerca e mobilitazione,
proiettato oltre il meccanismo della mera solidarietà. Il 14N ha rimesso al
centro il tema dello sciopero, del suo diritto e del suo uso. Per praticare una
rottura della pacificazione imposta dal governo Renzi e cominciare ad
affrontare, attraverso i blocchi della mobilità e dei flussi produttivi, il
problema dell’estensione dello sciopero alle migliaia di precari, disoccupati,
lavoratori in nero di questo Paese: quel bacino sempre più esteso e
diversificato di donne e uomini che non hanno mai conosciuto diritti sociali e
sindacali, o che se li vedono progressivamente negati.
Raccogliamo
il dato di un Paese niente affatto pacificato, come il Governo vorrebbe o
vorrebbe far credere, in cui emergono segnali di disponibilità al conflitto,
assieme a una rinnovata consapevolezza, anche del mondo studentesco, a
mobilitarsi non più e non solo sulle questioni che riguardano la formazione, ma
cogliendo appieno il tema dell’assenza di futuro, di una precarietà come
condizione di vita, senza riscatto.
Nella
discussione è emersa, inoltre, la necessità di rafforzare il radicamento
sociale nelle periferie, dove le destre, nelle ultime settimane, hanno soffiato
sul fuoco della sofferenza sociale, nel tentativo di dirottare la rabbia
diffusa nella logica della guerra tra poveri. Capire come sia possibile creare
le condizioni affinché i migranti siano protagonisti del processo dello
sciopero sociale, così come sono stati protagonisti di alcune delle più
rilevanti lotte per il diritto alla casa, contro lo sfruttamento e la
precarizzazione, è un tema che si impone con forza nell’agenda collettiva.
Ancora: urge affrontare la questione del ricatto politico del permesso di
soggiorno e del lavoro nero come forza-lavoro strutturalmente scoperta da
qualsiasi tutela sindacale e totalmente ricattabile.
Il
14N è stata una grande giornata di mobilitazione e di presa di parola che ci
consegna tante questioni aperte: innanzitutto il compito di essere pronti, nel
brevissimo periodo, a rispondere alle accelerazioni del Governo. Quello che in
questa fase così mobile e aperta ci unisce nello spirito costruttivo, ribadito
da tanti interventi, è il metodo dello Strike Meeting: unire, fare coalizione,
valorizzare le differenze a partire dallo Sciopero sociale e dalle sue pretese,
come progetto e come processo condiviso.
Abbiamo
scadenze vicinissime e, nello stesso tempo, un percorso più lungo davanti a
noi: da oggi, da questa grande assemblea di Napoli, cui hanno partecipato oltre
300 persone, facciamo appello a tutti coloro che vogliono opporsi alle
politiche del Governo Renzi a convergere, da quante più città possibili, il 3
dicembre Roma: circondiamo il Senato, picchettiamolo, rendiamo impossibile il
lavoro parlamentare che ha all’ordine del giorno l’approvazione definitiva del
Jobs Act! Dopo settimane di proteste in tutto il paese, Renzi risponde
azzerando anche la discussione parlamentare, blindando con il voto di fiducia
una delega in bianco che elimina lo Statuto dei lavoratori per non dare nulla
ai precari, a chi è privo di tutele. Invitiamo tutte e tutti coloro che non
possono raggiungere Roma a organizzare, nei propri territori, azioni di
protesta.
C’è
però anche il tema della Legge di Stabilità, dei Decreti attuativi (del Jobs
Act), della “Buona scuola”, dello Sblocca-Italia e della Garanzia Giovani, sui
quali sarà necessario costruire con più tempo a disposizione l’opposizione
sociale, sapendo che la sfida più grande resta quella di coinvolgere tutti
coloro che saranno colpiti da queste misure dopo la loro eventuale approvazione
e ai quali dobbiamo essere in grado di offrire una prospettiva, continuativa,
di lotta, di organizzazione, di mutualismo, di tutela. Uno spazio e un tempo da
vivere in forme sempre più coordinate, espansive, intellegibili. Consapevoli
che la rappresentanza politica in crisi e la comunicazione main stream
continueranno a favorire la guerra tra poveri, mentre viene incrementata la
guerra ai poveri (vedi gli sgomberi di Milano e non solo).
Tra
le scadenze più imminenti, lo sciopero generale del 12 dicembre è sicuramente
inadeguato per i tempi e, soprattutto, per i contenuti della sua piattaforma.
Tuttavia, pur tenendo conto delle differenze che animano i laboratori dello
sciopero, e la decisione dei Sindacati di base di non aderire né attraversare
in alcun modo quella data, una parte di noi ritiene opportuno praticare un uso
autonomo e precario dello sciopero, in aperta critica con i sindacati
confederali, e attraverso blocchi, occupazioni, cortei studenteschi, forme
innovative di comunicazione sui punti programmatici e qualificati sviluppati in
questi mesi dai Laboratori dello Sciopero sociale.
Oltre
dicembre, e per proseguire il percorso avviato, proponiamo un nuovo Meeting, da
fare a febbraio a Roma. L’obiettivo sarà quello di costruire uno spazio
laboratoriale che si proponga, in due giorni di workshop e plenarie, di entrare
nel merito delle questioni:
-
In che modo, con quali strumenti, con quali strategie, i Laboratori possono
estendere la loro vocazione di spazi di autorganizzazione e ricomposizione
sociale delle lotte contro i processi di precarizzazione e privatizzazione.
Come possono federarsi, coordinare la loro iniziativa e raggiungere i non sono
sindacalizzati e i non sindacalizzabili (nelle forme “classiche”), e costituire
dunque una forza concreta, organizzata, che incida nel conflitto di classe
contemporaneo;
-
Come i Laboratori possono estendere la discussione organizzativa allo spazio
europeo, a partire dalla consapevolezza che i rapporti di forza da rovesciare
sono disposti sul piano globale e le politiche del lavoro e i processi di
precarizzazione sono definiti secondo una scala quanto meno europea. Riportare
al centro il tema della precarietà generalizzata e della pratica sociale dello
sciopero attraverso l’individuazione di comuni rivendicazioni continentali:
salario minimo europeo, reddito di base e welfare europei.