di Strike Meeting
Comunicato finale dello Strike Meeting (Roma 12-13-14 settembre). È tempo
di sciopero sociale contro austerity e precarietà! Tre giorni di condivisione,
workshop e assemblee per immaginare e costruire in comune uno sciopero sociale
transnazionale dentro l'Europa
Partiamo
da un dato: nei tre giorni dello Strike Meeting, oltre 500 tra lavoratrici e
lavoratori, precari, studentesse/studenti, attiviste/i sindacali, dei centri
sociali e dei comitati che difendono i beni comuni, provenienti da tutta Italia
e non solo, si sono incontrati e hanno discusso per ore, mettendo a confronto
forme organizzative, pretese programmatiche, pratiche di lotta. Un dato per
nulla scontato, che non si limita a registrare la forza quantitativa
dell'evento, ma segnala, semmai, la qualità di un processo politico dove alla
competizione tra gruppi si sostituisce la composizione virtuosa delle
differenze. Da qui dunque occorre prendere le mosse per passare in rassegna i
punti salienti del dibattito.
Nei
workshop come nelle plenarie, nei tavoli programmatici come nella tavola
rotonda con gli attivisti provenienti da Germania, Francia, Grecia, Spagna e
Portogallo, centro dell'attenzione sono state le politiche neoliberali,
approfondite dalla crisi, che stanno ridisegnando lo scenario europeo: attacco
ai salari, compressione dei diritti sindacali, dequalificazione e
aziendalizzazione della formazione e della ricerca, privatizzazione delle
public utilities, recinzione dei beni comuni, nuovo governo della mobilità
della forza-lavoro e sfruttamento del lavoro migrante. Altrettanto, e al
seguito di una definizione non superficiale di questi fenomeni, è emersa
l'esigenza di fare un salto di qualità nell'articolazione delle lotte e delle
istanze programmatiche.
È
evidente a tutte e tutti ‒ e l'avvio della tre giorni con la tavola rotonda
animata dagli attivisti europei non è stato casuale ‒ che l'Europa è il terreno
minimo dello scontro, la scala transnazionale decisiva per affermare conflitti
capaci di incidere. Ed è evidente che senza la costruzione di uno spazio di
relazione permanente e innovativo tra le lotte e i movimenti è inimmaginabile
rompere l'impasse e sovvertire il presente. Lo sciopero sociale, generale e
generalizzato, precario e metropolitano vuole essere un primo approdo,
indubbiamente parziale ma fondamentale, di questa sperimentazione. Un modo per
cominciare a rovesciare la narrazione tossica che sostituisce il merito all'uguaglianza,
la competizione selvaggia alla felicità comune.
La
piattaforma dello sciopero non può che comporre le istanze che segnano il mondo
del lavoro e della formazione, del non lavoro e della cooperazione sociale.
Rifiutare e respingere il Jobs Act e la riforma renziana della scuola, oltre
alla nuova stagione di privatizzazione e mercificazione dei beni comuni, in
generale la trasformazione neoliberale del mercato del lavoro e la
rinazionalizzazione della cittadinanza, significa infatti battersi per un nuovo
welfare, per il diritto all'abitare, per il reddito europeo sganciato dalla
prestazione lavorativa, per il salario minimo europeo, per l'accesso gratuito
all'istruzione, e lottare contro i dispositivi di selezione e di controllo che,
attraverso le retoriche meritocratiche, aprono le porte delle scuole e delle
università ai privati e fanno del sapere strumento docile degli interessi
d'impresa.
Non
c'è solo la disoccupazione a colpire giovani e meno giovani, non è solo la
sottoccupazione a trafiggere milioni di donne e di uomini. Si tratta del nuovo
mantra dell'occupabilità che spinge ad accettare il lavoro purché sia, quello
senza diritti e, addirittura, gratuito (vedi il modello Expo). Rivendicare
reddito garantito e salario minimo europeo deve quindi procedere di pari passo
con la pretesa della libertà e della democrazia sindacale, del diritto di
coalizione e di sciopero, dentro e fuori i posti di lavoro. Ancora: senza la
difesa dei beni comuni e la riappropriazione democratica del welfare è
impensabile un processo di conflitto espansivo che sappia mettere all'angolo la
gestione neoliberale della crisi.
Una
piattaforma comune per uno sciopero sociale che sappia combinare le diverse
forme di lotta e di sciopero sperimentate e progettarne di nuove, potenzialmente
capaci di estendersi su scala europea: lo sciopero generale del lavoro
dipendente, lo sciopero precario e metropolitano, lo sciopero di chi non ha
diritto di sciopero, il netstrike, lo sciopero nei luoghi della formazione, lo
sciopero di genere. Un caleidoscopio di pratiche da costruire pazientemente
attraverso dei veri e propri laboratori territoriali dello sciopero.
Verso lo sciopero sociale, per il quale
proponiamo la data del 14 novembre ‒ per avere il tempo di far crescere un
processo reale che vada oltre l'evocazione roboante, e perché proprio a
novembre si concluderà l'iter parlamentare del Jobs Act, mentre si procederà
speditamente verso l'approvazione della Legge di stabilità e il giorno
successivo si concluderà la consultazione del Governo sul Piano Scuola ‒, sono
diversi gli appuntamenti importanti che rilanciamo con forza:
-
il 2 ottobre a Napoli, per contestare il board della BCE; il 10 ottobre, la
grande mobilitazione e gli scioperi delle studentesse e degli studenti, dei
docenti e del personale ATA; l'11 e 12 ottobre a Milano, avviando la lunga
agenda di conflitto contro l'Expo che avrà come approdo il 1 maggio; dal 9 al
12 ottobre, la guerriglia tag contro l'Internet Festival di Pisa; il 16 ottobre
dove con buona probabilità prenderà forma lo sciopero generale della logistica.
Proponiamo inoltre a tutte le reti europee di
avviare una discussione sull'estensione transnazionale della pratica dello
sciopero: saremo a Bruxelles al meeting lanciato dal coordinamento di Blockupy
il prossimo 26 e 27 settembre per discutere iniziative comuni.
Proponiamo
anche per il 7 novembre una
giornata di azioni dislocate in tutte le città contro il programma
Youth Guarantee e più in particolare contro gli enti pubblici e privati (centri
per l'impiego, Regioni, agenzie interinali, università/fondazioni) che il
programma gestiscono. Sabato 1 novembre, e se la data del 14 novembre sarà
accolta come la migliore per lo sciopero sociale, proponiamo di rivederci a
Roma, un'assemblea dei laboratori territoriali per entrare nel vivo della
preparazione dello sciopero stesso.
Da
tutte e tutti coloro che hanno partecipato allo Strike Meeting un caloroso
abbraccio agli attivisti ancora privi della libertà, nella speranza di
rivederli presto con noi nelle lotte.
Abbiamo detto è tempo di sciopero sociale, da oggi
cominciamo a battere questo tempo!
Guarda lo
streaming della tavola rotonda europea con attivisti da Grecia,
Francia, Germania, Spagna e Portogallo e della plenaria finale