Testo
approvato a Lampedusa l’1 Febbraio 2014
PREAMBOLO
La
Carta di Lampedusa è un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la
sottoscrivono nell’impegno di affermare, praticare e difendere i principi in
essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a
riterrà opportuno utilizzare e mettere in atto.
La
Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione
di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici
realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio
2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e
dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in
cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo
delle migrazioni.
La
Carta di Lampedusa non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai
governi.
Da
molti anni le politiche di governo e di controllo dei movimenti delle persone,
elemento funzionale alle politiche economiche contemporanee, promuovono la
disuguaglianza e lo sfruttamento, fenomeni che si sono acuiti nella crisi
economica e finanziaria di questi primi anni del nuovo millennio. L’Unione
europea, in particolare, anche attraverso le sue scelte nelle politiche
migratorie, sta disegnando una geografia politica, territoriale ed esistenziale
per noi del tutto inaccettabile, basata su percorsi di esclusione e
confinamento della mobilità, attraverso la separazione tra persone che hanno il
diritto di muoversi liberamente e altre che per poterlo fare devono
attraversare infiniti ostacoli, non ultimo quello del rischio della propria
vita. La Carta di Lampedusa afferma come indispensabile una radicale
trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali e giuridici
- che caratterizzano l’attuale sistema e che sono a fondamento dell’ingiustizia
globale subita da milioni di persone - a partire dalla costruzione di
un’alternativa fondata sulla libertà e sulle possibilità di vita di tutte e tutti
senza preclusione alcuna che si basi sulla nazionalità, cittadinanza e/o luogo
di nascita.
La
Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto
esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza
comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una
ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire
delle barriere.
La
Carta di Lampedusa assume l’intero pianeta come spazio di applicazione di
quanto sancisce, il Mediterraneo come suo luogo di origine e, al centro del
Mediterraneo, l’isola di Lampedusa. Le politiche di governo e di controllo
delle migrazioni hanno imposto a quest’isola il ruolo di frontiera e confine,
di spazio di attraversamento obbligato, fino a causare la morte di decine di
migliaia di persone nel tentativo di raggiungerla. Con la Carta di Lampedusa si
vuole, invece, restituire il destino dell’isola a se stessa e a chi la abita. È
a partire da questo primo rovesciamento dei percorsi fino ad oggi costruiti
dalle regole politiche ed economiche predominanti, che la Carta di Lampedusa
vuole muoversi nel mondo.
Indipendentemente
dal fatto che il diritto dal basso proclamato dalla Carta di Lampedusa venga
riconosciuto dalle attuali forme istituzionali, statali e/o sovrastatali, ci
impegniamo, sottoscrivendola, ad affermarla e a metterla in atto ovunque nelle
nostre pratiche di lotta politica, sociale e culturale.
La
Carta di Lampedusa è divisa in due parti che rispecchiano la tensione tra i
nostri desideri e le nostre convinzioni e la realtà del mondo che abitiamo. La
Parte Prima elenca i nostri principi di fondo da cui muoveranno tutte le lotte
e le battaglie che si svilupperanno a partire dalla Carta di Lampedusa. La
Parte Seconda risponde invece alla necessità di confrontarsi con la realtà
disegnata dalle attuali politiche migratorie e di militarizzazione dei confini,
con il razzismo, le discriminazioni, lo sfruttamento, le diseguaglianze, i
confinamenti e la morte degli esseri umani che esse producono, affermando,
rispetto a tale realtà, i punti necessari per un suo complessivo cambiamento.
PARTE
PRIMA
LIBERTA’
DI MOVIMENTO
La
Carta di Lampedusa afferma la libertà di movimento di tutte e tutti.
Riconoscendo
che la storia umana è storia di migrazioni, ma che le migrazioni sono oggi
anche elemento essenziale del neoliberismo e del sistema economico capitalista;
riconoscendo che le politiche migratorie sono oggi tra i meccanismi principali
attraverso cui si ridefiniscono le divisioni di classe e riemergono i rapporti
e le asimmetrie coloniali tra gli stati; affermando l’ipocrisia di ogni
retorica politica che promuove l’obiettivo dichiarato di arrestare la mobilità
dei e delle migranti; consapevoli che il diktat di muoversi nel mondo seguendo
le necessità dell’economia globale è un imperativo che riguarda una grande
parte degli esseri umani, mentre la libertà di farlo seguendo un proprio
progetto di vita è un privilegio a cui ha accesso una parte minoritaria della
popolazione mondiale; riconoscendo che il modo in cui vengono regolati i
percorsi migratori crea forme di inclusione e di esclusione che producono
condizioni giuridiche, sociali ed economiche gerarchicamente diversificate per
milioni di persone che si muovono nel mondo, ma alle quali è preclusa la
libertà di determinare i propri percorsi,
La
carta di Lampedusa afferma che non può essere accettata nessuna divisione tra
gli esseri umani tesa a stabilire, di volta in volta, chi, a seconda del suo
luogo di nascita e/o della sua cittadinanza, della sua condizione economica,
giuridica e sociale, nonché delle necessità dei territori di arrivo, sia libero
di spostarsi in base ai propri desideri e bisogni, chi possa farlo soltanto in
base a un’autorizzazione, e chi, infine, per poter compiere quello stesso
percorso, debba accettare di subire pratiche di discriminazione, di
sfruttamento e violenza anche sessuali, di disumanizzazione e mercificazione,
di confinamento della propria libertà personale, e di rischiare di perdere la
propria vita.
LIBERTA’
DI SCELTA
Osservando
come le politiche di governo e di controllo delle migrazioni funzionino anche
attraverso dispositivi volti a incanalare il percorso migratorio delle singole
persone, bloccandole in alcuni paesi, respingendole nei paesi di
attraversamento, o riportandole nei paesi di primo arrivo, e condizionino in
questo modo le loro possibilità di scegliere liberamente il loro percorso, il
loro luogo di residenza e/o di modificare in qualsiasi momento tale scelta,
La
Carta di Lampedusa, slegando il concetto di spazio da ogni logica di proprietà
e privatizzazione, inclusa quella propria della tradizione degli stati
nazionali, afferma la libertà di ogni essere umano di scegliere il luogo in cui
abitare e la conseguente libertà di opporsi e battersi per rimuovere gli
ostacoli che a essa si frappongono. Tale libertà si riferisce anche ai/alle
minorenni adolescenti che vanno considerati/e in quanto persone consapevoli,
pur nella necessità di garantire per essi/e ogni forma di tutela legata alla
loro minore età.
LIBERTA’
DI RESTARE
Dichiarando
che i conflitti armati, le catastrofi climatiche e l’ingiustizia globale che
devastano gran parte del pianeta sono fenomeni connessi all’attuale modello
economico; osservando come, in nome di una crescita economica che non tiene
conto della preservazione ambientale e del futuro di tutte le persone, la
produzione è delocalizzata dove il profitto può sfuggire ad ogni regola, le
risorse sono sfruttate e redistribuite in modo sempre più iniquo; affermando
che, anche quando migrare appare una scelta intimamente connessa alla vita
privata delle persone, essa non è mai del tutto scindibile dal contesto
ambientale e sociale in cui matura; constatando che le diseguaglianze e le
ingiustizie economiche violano la libertà di restare anche di milioni di
genitori cui viene di fatto impedito di crescere i/le propri/e figli/e, anche
bambini e minori adolescenti, in una condizione di prossimità perché la
migrazione della madre, del padre o di entrambi, o dei minori da soli, diventa
a volte il solo modo di garantire per essi/e le condizioni di vita a cui
aspirano;
A.La
Carta di Lampedusa afferma la libertà di restare come libertà di tutti/e di non
essere costretti/e ad abbandonare il paese in cui si nasce o che si abita
quando non si sceglie di farlo. La Carta di Lampedusa afferma altresì la
libertà di lottare, promuovere, costruire tutte le iniziative necessarie a
rimuovere ogni forma di sfruttamento, assoggettamento economico, politico,
militare e culturale che impedisca l’esistenza autonoma, libera, indipendente e
pacifica di tutte le persone che abitano il mondo.
Osservando
come i dispositivi di respingimento formali e informali, le pratiche di
identificazione, detenzione e confinamento, i percorsi autorizzati ma
condizionati, e l’attribuzione di status differenziati, impediscano a chi migra
di farlo con la libertà di scegliere dove arrivare e dove restare,
B.
La Carta di Lampedusa afferma la libertà di restare come libertà di abitare
qualsiasi luogo, diverso da quello di nascita e/o di cittadinanza, anche una
volta che le persone abbiano lasciato il proprio paese, e di costruire in tale
luogo il proprio progetto di vita.
Riconoscendo
nelle norme che oggi condizionano il diritto di soggiorno al possesso di
riconoscimenti formali di produttività economica uno strumento di ricatto e
differenziazione degli status giuridici e delle possibilità di vita delle
persone,
La
Carta di Lampedusa afferma che la libertà di restare nel paese che si è scelto
una volta che si è lasciato il proprio non può in alcun modo essere subordinata
allo svolgimento di attività lavorativa riconosciuta e autorizzata sulla base
delle necessità del mercato del lavoro dei luoghi di arrivo. La Carta di
Lampedusa afferma inoltre che la libertà di restare e di costruire il proprio
progetto di vita nel luogo in cui si è scelto di abitare implica l’assenza di
ogni sfruttamento e un accesso alla salute, alla casa, al lavoro e
all’istruzione, alla comunicazione e all’informazione, anche e soprattutto
giuridica, senza nessuna discriminazione, così come la rimozione di ogni
ostacolo, in ogni ambito dell’esistenza, che possa impedire l’esercizio di tale
libertà.
LIBERTA’
DI COSTRUZIONE E REALIZZAZIONE DEL PROPRIO PROGETTO DI VITA IN CASO DI NECESSITA’
DI MOVIMENTO
Riconoscendo
che la produzione cronica e strutturale di conflitti, nonché delle catastrofi
climatiche e ambientali, così come economiche e sociali, determina l’immediata
necessità di abbandonare il luogo in cui essi si sviluppano,
La
Carta di Lampedusa afferma che ogni essere umano che si trovi nella necessità
di muoversi dal suo paese di nascita e/o di cittadinanza, o dal paese in cui ha
scelto di vivere, in ragione di ogni tipo di persecuzioni individuali e/o
collettive, già avvenute o potenziali, ha la libertà di scegliere il luogo in
cui stabilirsi e di ricongiungersi in tale luogo con le persone che
appartengono al proprio nucleo affettivo. Ciò non deve in alcun modo essere
messo in contrapposizione con la libertà di movimento, di restare e di scelta
del luogo in cui abitare delle persone che non vivono tali condizioni.
La
Carta di Lampedusa afferma che in tali casi a tutte e tutti deve essere
riconosciuta e garantita immediatamente la possibilità di potersi muovere in
sicurezza, senza condizionamenti e impedimenti.
La
Carta di Lampedusa afferma inoltre che in tali casi a tutte e tutti devono
essere garantite tutele giuridiche, economiche, sociali, culturali ed
esistenziali lungo tutti i paesi attraversati nel loro percorso. Le stesse
tutele, nonché l’accesso alla condivisione dello spazio e delle risorse, vanno
garantiti nei luoghi in cui le persone avranno scelto di stabilirsi affinché
possano costruire e realizzare il loro progetto di vita. Tali tutele dovranno
essere loro garantite anche nel caso in cui decidano di cambiare il luogo in
cui abitare.
LIBERTA’
PERSONALE
La
Carta di Lampedusa afferma che nessun essere umano, in nessun caso, può essere
privato della libertà personale, e quindi confinato o detenuto, per il fatto di
esercitare la libertà di muoversi dal luogo di nascita e/o di cittadinanza, o
la libertà di vivere e di restare nel luogo in cui ha scelto di stabilirsi.
LIBERTA’
DI RESISTENZA
La
Carta di Lampedusa afferma la Libertà di tutte e di tutti di resistere a
politiche tese a creare divisione, discriminazione, sfruttamento e precarietà
degli esseri umani, e che generano diseguaglianza e disparità.
Constatando
inoltre come le attuali politiche di governo e di controllo delle migrazioni
siano uno dei principali strumenti per creare tali condizioni,
La
Carta di Lampedusa afferma la Libertà di tutti e di tutte di resistere a tali
politiche nella loro complessità, così come nei loro specifici meccanismi di
funzionamento, che si tratti dell’istituto dei campi di contenimento e/o
detenzione, dei confini, dei permessi di soggiorno legati ai contratti di
lavoro, delle pratiche di deportazione, espulsione e respingimento, di non
parità nell’accesso al lavoro e alla casa, di sfruttamento della forza lavoro
migrante, di precarizzazione delle condizioni di vita e di lavoro, delle
politiche di selezione e contenimento della mobilità in base all’economia di
mercato, delle politiche dei visti, delle politiche delle quote, delle pratiche
di militarizzazione dei territori e del mare per controllare e impedire la mobilità
degli esseri umani.
La
Carta di Lampedusa afferma inoltre la libertà e il dovere di disobbedire a
ordini ingiusti.
PARTE
SECONDA
SMILITARIZZAZIONE
DEI CONFINI
Considerando
che, tra i paesi dell’Unione Europea, Germania, Francia, Regno Unito, Paesi
Bassi, Italia, Spagna e Svezia, sono tra i dieci maggiori esportatori di armi
nel mondo; che un’altissima percentuale di queste viene importata proprio da
quei paesi in situazioni di conflitto e/o accusati di violare diritti umani e
libertà democratiche, dai quali le persone fuggono; riconoscendo che le attuali
politiche di governo e controllo delle migrazioni comportano un processo di
militarizzazione dei territori interni e delle zone di confine degli stati,
inclusi quelli da cui si vogliono bloccare o filtrare le partenze, spesso
mascherato dalla retorica dell’umanitario o fatto passare per un semplice
dispositivo di sicurezza o di vigilanza; riconoscendo che l’isola di Lampedusa
ha assunto un ruolo centrale in questo processo e che la militarizzazione tesa
al controllo dei confini e delle migrazioni si intreccia con la
militarizzazione dei territori a scopi bellici e di difesa degli interessi
economici predominanti; constatando che la militarizzazione così intesa
comporta specifiche forme di violenza aggiuntiva sui corpi, tra cui la violenza
sessuale, in particolare sui corpi delle donne, e osservando come la
militarizzazione, producendo morte, comporti spesso la sparizione dei corpi,
imponendo forme di affetto e lutto dimezzate per parenti e amici,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità dell’immediata abolizione di tutte le
operazioni legate alla militarizzazione dei territori e alla gestione dei
dispositivi di controllo dei confini, sia militari che civili, incluso
l’addestramento militare ai respingimenti e al controllo della mobilità delle
persone in territorio internazionale.
La Carta di Lampedusa afferma quindi la necessità della completa riconversione delle risorse sino ad oggi investite e stanziate in tal campo per assicurare percorsi di arrivo garantito delle persone che migrano per necessità, nonché per scopi sociali rivolti a tutte e tutti.
La Carta di Lampedusa afferma quindi la necessità della completa riconversione delle risorse sino ad oggi investite e stanziate in tal campo per assicurare percorsi di arrivo garantito delle persone che migrano per necessità, nonché per scopi sociali rivolti a tutte e tutti.
Considerando
che il nesso umanitario-securitario attraverso il quale gli stati impediscono
ai e alle migranti di arrivare nello spazio europeo, o intervengono nelle
modalità del loro arrivo, è uno dei meccanismi fondamentali della
militarizzazione dei territori interni e delle zone di confine degli stati,
inclusi quelli da cui si vogliono bloccare o filtrare le partenze,
La
Carta di Lampedusa afferma l’immediata necessità di abolire:
•
il sistema Eurosur, appositamente concepito per implementare i
meccanismi di controllo atti a impedire l’accesso dei e delle migranti nei territori
degli stati dell’Unione europea;
•
l’’agenzia europea Frontex, appositamente concepita per contrastare
l’arrivo delle e dei migranti nei territori degli stati dell’Unione europea, e
le sue missioni attualmente in corso;
•
tutte le operazioni dell’Unione europea e dei suoi stati membri, sia che si
svolgano in zone di confine (come l’operazione italiana Mare Nostrum
iniziata nel 2013) sia che prevedano l’intervento in stati non membri
dell’Unione europea(come l’operazione Eubam avviata in Libia nel 2013);
•
tutti i sistemi di controllo, comunicazione e gli apparati bellici (sistemi
elettronici e satellitari, radar, droni, sistemi di controllo biometrico, mezzi
aeronavali) volti al controllo delle migrazioni e/o alla
militarizzazione dei territori con scopi di guerra e affermazione degli
interessi economici dominanti;
•
tutte le barriere materiali, con particolare riferimento ai muri e alle
barriere fisiche che attorniano l’Unione europea e che si espandono nei
territori degli stati confinanti con il fine di impedire la libertà di
movimento.
Inoltre,
per il ruolo che la militarizzazione assume nello specifico contesto siciliano,
La Carta di Lampedusa esige la cessazione immediata:
•
dell’uso della base di Sigonella per il transito di reparti specializzati delle
forze armate USA utilizzati per l’addestramento delle forze di polizia e armate
dei regimi africani;
• del ruolo strategico della base Sigonella per il comando e la gestione di droni di proprietà delle forze armate USA e NATO anche in funzione di vigilanza e sostegno alle operazioni di controllo e contrasto delle migrazioni;
• delle procedure per l’installazione di una delle stazioni terrestri del MUOS a Niscemi che avrà, tra gli altri, il compito strategico di coordinare gli utenti mobili, tra cui droni, nelle operazioni di sorveglianza del Mediterraneo e respingimento dei e delle migranti in regime di extraterritorialità.
• del ruolo strategico della base Sigonella per il comando e la gestione di droni di proprietà delle forze armate USA e NATO anche in funzione di vigilanza e sostegno alle operazioni di controllo e contrasto delle migrazioni;
• delle procedure per l’installazione di una delle stazioni terrestri del MUOS a Niscemi che avrà, tra gli altri, il compito strategico di coordinare gli utenti mobili, tra cui droni, nelle operazioni di sorveglianza del Mediterraneo e respingimento dei e delle migranti in regime di extraterritorialità.
LIBERTA’
DI MOVIMENTO II
Riaffermando
la Libertà di movimento così come definita nella Prima parte,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di abolire immediatamente il sistema
dei Visti che, impedendo a una parte della popolazione mondiale di muoversi
liberamente, e istituendo una mobilità selettiva, costringe tutti/e coloro che
non possono ottenere un visto a rischiare la vita nel tentativo di attraversare
le frontiere, o ad attraversarle con modalità che comportano forme di
discriminazione nell’accesso ai diritti una volta raggiunto lo spazio europeo.
Constatando
che negli accordi economici e di aiuto allo sviluppo l’Unione europea impone ai
paesi considerati a rischio migratorio il controllo e la militarizzazione dei
loro confini, così come la riammissione dei e delle migranti espulsi/e
dall’Unione europea e che abbiano transitato sul loro territorio; considerando
che tale imposizione diviene criterio di negoziazione delle quote di ingresso
dei loro cittadini sul territorio dell’Unione europea,
La
Carta di Lampedusa afferma l’esigenza di eliminare il principio delle clausole
migratorie da tutti gli accordi e che i paesi a cui esso viene imposto
rifiutino tale principio nelle negoziazioni, nonché di contrastare le attuali
politiche europee di vicinato, liberando le relazioni tra i popoli e tra gli
stati da ogni forma di strumentalizzazione ai fini del controllo delle
migrazioni.
Rilevando
come le attuali politiche migratorie dell’Unione europea tendano a legare la
possibilità del soggiorno legale delle persone nei suoi stati membri alle
esigenze del mercato del lavoro, sino a prevedere un nesso inscindibile tra
permesso di soggiorno e contratto di lavoro; individuando in questo legame
l’origine di ogni possibilità di ricatto sui lavoratori e le lavoratrici
migranti da parte dei datori di lavoro, possibilità questa che comporta la
limitazione dei diritti e delle tutele per tutti/e i lavoratori e le
lavoratrici,
La
Carta di Lampedusa afferma l’immediata necessità di svincolare definitivamente
il diritto di ingresso, di soggiorno e di permanenza sui territori degli stati
membri al possesso di un rapporto di lavoro.
Rilevando
come il sistema delle quote di ingresso, adottato dagli stati membri
dell’Unione europea e stabilito prevalentemente sulla base delle loro necessità
economiche, sia uno dei principali meccanismi di clandestinizzazione delle
persone,
La
Carta di Lampedusa afferma l’immediata necessità di abolire il sistema delle
quote, nonché la necessità di riconoscere il diritto al soggiorno a tutti e
tutte coloro che abbiano già fatto ingresso sul territorio europeo, superando
definitivamente la logica delle sanatorie.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessità di abrogare i limiti qualitativi (legati a criteri di reddito e di abitazione) e quantitativi (legati al numero e all’età delle persone da ricongiungere) attualmente imposti al ricongiungimento familiare.
Rispetto alle persone minorenni la Carta di Lampedusa sostiene il principio dell’interesse prevalente del/della minorenne relativamente a qualunque scelta o decisione lo/la riguardi; sostiene la presunzione della minore età e la necessità di eliminare l’utilizzo di pratiche mediche invasive volte all’accertamento della stessa; promuove l’attivazione immediata della tutela e di tutti gli strumenti tesi a garantire alla/al minorenne l’esercizio di ogni diritto. In tutti i momenti del percorso migratorio delle persone minorenni, inoltre, le operazioni di assistenza e di accompagnamento non devono essere espletate dalle forze militari o di polizia, bensì da personale qualificato e competente. In tutti i momenti del percorso migratorio ogni persona, se posta di fronte ai rappresentanti di qualsiasi ente o istituzione deve essere messa nelle condizioni effettive di comprendere quello che gli sta accadendo, di essere informata dei propri diritti, di essere ascoltata, di farsi comprendere nella propria lingua e di partecipare alle decisioni che la riguardano.
La Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessità di abrogare i limiti qualitativi (legati a criteri di reddito e di abitazione) e quantitativi (legati al numero e all’età delle persone da ricongiungere) attualmente imposti al ricongiungimento familiare.
Rispetto alle persone minorenni la Carta di Lampedusa sostiene il principio dell’interesse prevalente del/della minorenne relativamente a qualunque scelta o decisione lo/la riguardi; sostiene la presunzione della minore età e la necessità di eliminare l’utilizzo di pratiche mediche invasive volte all’accertamento della stessa; promuove l’attivazione immediata della tutela e di tutti gli strumenti tesi a garantire alla/al minorenne l’esercizio di ogni diritto. In tutti i momenti del percorso migratorio delle persone minorenni, inoltre, le operazioni di assistenza e di accompagnamento non devono essere espletate dalle forze militari o di polizia, bensì da personale qualificato e competente. In tutti i momenti del percorso migratorio ogni persona, se posta di fronte ai rappresentanti di qualsiasi ente o istituzione deve essere messa nelle condizioni effettive di comprendere quello che gli sta accadendo, di essere informata dei propri diritti, di essere ascoltata, di farsi comprendere nella propria lingua e di partecipare alle decisioni che la riguardano.
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità dell’immediata abrogazione delle norme
che direttamente o indirettamente configurano come reato l’ingresso e/o il
soggiorno qualificato come irregolare, nonché dell’immediata abrogazione delle
figure di reato che direttamente o indirettamente criminalizzano il soccorso,
l’accoglienza e l’ospitalità dei migranti a prescindere dalla regolarità del
loro ingresso e del loro soggiorno.
LIBERTA’
DI SCELTA II
Riaffermando
la Libertà di scelta così come definita nella Prima parte,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di abrogare tutte le norme nazionali e
internazionali, con particolare riferimento alla normativa europea che discende
dal trattato di Schengen, che limitano la libertà di movimento, di restare e di
scegliere dove vivere dei cittadini europei e di quelli provenienti dai
cosiddetti paesi terzi, anche nella loro specificità di richiedenti protezione
internazionale.
La
Carta di Lampedusa afferma in particolare la necessità dell’immediata
abrogazione del Regolamento di Dublino, e di tutte le sue successive modifiche,
che impone alle e ai migranti di fare richiesta di protezione internazionale
nel primo stato membro in cui fanno ingresso, impedendo in tal modo alle
persone di portare a compimento il proprio progetto di vita. In questo senso si
ribadisce la libertà di scelta delle e dei richiedenti protezione
internazionale in ordine al paese presso cui chiederla, posta la necessità che
tutti gli stati raggiungano standard parimenti elevati di protezione e
accoglienza con sanzioni tempestive ed efficaci a carico degli stati membri che
non ottemperino agli standard.
LIBERTA’
DI RESTARE II
Riaffermando
la libertà di restare come definita dalla Prima parte,
Rilevando
come uno dei principali strumenti di subordinazione e di controllo dei e delle
migranti sia lo stretto legame tra il diritto di soggiorno e l’espletamento di
più o meno complessi adempimenti burocratici; rilevando come le norme che
regolano tali adempimenti rappresentino in diversi paesi una vera e propria
legislazione separata e differenziata che costruisce figure giuridiche a
diritti ridotti e sempre subordinati alla tutela dei confini delle nazioni e
degli interessi degli stati suddetti,
La
Carta di Lampedusa afferma l’immediata necessità di eliminare ogni presupposto
che, nelle norme o nelle prassi, renda ineguale l’accesso ai diritti
riconosciuti sulla base della cittadinanza, sia per ciò che concerne l’accesso
al welfare, sia per quanto riguarda i meccanismi che regolano l’accesso al
lavoro, sia per ciò che concerne i diritti politici, compreso il diritto di
voto così come gli atti di stato civile. Ritiene altresì immediata la necessità
di ridurre gli adempimenti richiesti per formalizzare la presenza in un
determinato luogo a un mero accertamento, qualunque sia la propria
cittadinanza, e la necessità di sottrarre tali funzioni al Ministero
dell’Interno ed alle forze di Polizia.
A.
Diritto al lavoro:
Sottolineando
come interi settori del mercato del lavoro in Europa si basino sullo
sfruttamento della manodopera migrante e che, come nel caso del lavoro
domestico e di cura prestato soprattutto da donne migranti, la sua
disponibilità a basso costo e a diritti ridotti contribuisca a superare i deficit
delle istituzioni pubbliche, ma anche a permettere la loro
deresponsabilizzazione; affermando come le forme di sfruttamento
neoschiavistico generalizzate nei confronti delle e dei migranti implichino
anche forme di ricatto e violenza, sia fisica che psicologica, inclusa quella
di genere e sessuale; constatando come venga costantemente precluso l’accesso a
numerose professioni per donne e uomini a partire da una segmentazione del
mercato del lavoro sulla base dell’ origine e/o della cittadinanza; rilevando
come a tali aspetti si aggiunga in molti casi il mancato riconoscimento dei
titoli di studio posseduti e delle competenze acquisite (siano esse documentate
o meno) e quindi di fatto la cancellazione e la negazione di percorsi di vita
personali e professionali,
La
Carta di Lampedusa afferma che il diritto all’accesso a tutte le professioni e
a un lavoro libero da ogni sfruttamento, da svolgersi in condizioni di
sicurezza e rispetto della persona in tutte le sue dimensioni, debba essere
garantito a tutti e a tutte senza discriminazione alcuna. Tale diritto va
garantito a parità di salario e nel rispetto delle norme contrattuali -
costantemente violate anche dalla delocalizzazione strumentale della produzione
e della forza lavoro - soprattutto laddove ciò implichi una revisione del
sistema economico e sociale dei paesi interessati nella direzione di una più
equa redistribuzione delle risorse e dei servizi.
B.
Diritto all’abitare:
Rilevando
come l’esercizio del diritto ad abitare sia oggi compromesso per una parte
significativa della popolazione e si riveli quindi stratificato sulla base del
reddito e spesso discriminatorio rispetto alla cittadinanza delle persone;
considerando come il pieno esercizio del diritto all’abitare sia preliminare
alla possibilità di esercitare altri diritti come quelli politici e altre
libertà come quella di costruire il proprio progetto di vita nel territorio in
cui si vive; rilevando come nel caso di alcune minoranze e di alcuni gruppi
definiti su base nazionale, religiosa, sociale e/o economica, il diritto
all’abitare sia costantemente violato dal loro confinamento in determinati
spazi e luoghi separati dal resto del contesto urbano e designati a questo scopo
sulla base di pregiudizi discriminatori che costringono spesso i membri di
queste minoranze e di questi gruppi a modificare il proprio stile e il proprio
progetto di vita; constatando l’accertata disponibilità di un numero
considerevole di immobili, di proprietà sia pubblica che privata, lasciati in
abbandono, inutilizzati o sottoutilizzati, e non destinati al soddisfacimento
del diritto all’abitare,
La
Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere,
conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al
proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e
relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.
C.
Diritto di cura e di accesso al welfare
Affermando
come la piena realizzazione delle persone e dei loro progetti di vita non può
che avvenire all’interno di un sistema di interdipendenze con gli/le altri/e e
con la società tutta, e che tali interdipendenze divengono più significative in
alcune fasi della vita, come la gravidanza, la genitorialità, l’infanzia o la
vecchiaia, nonché in alcune condizioni dell’esistenza, come la malattia o la
disabilità; constatando come l’attuale accesso alle politiche pubbliche e
sociali che garantiscono la sostenibilità di queste interdipendenze discrimini
sulla base della cittadinanza, del genere, e dello status sociale, economico e
giuridico delle persone,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di garantire un accesso senza
discriminazioni alle strutture sanitarie, alle cure mediche, e alle prestazioni
monetarie e in termini di servizi, compresi quelli per la maternità e per
l’infanzia, indispensabili per il pieno esercizio del diritto di ogni persona a
ricevere e a dare cura.
D.
Diritto all’istruzione
Affermando
come un accesso non discriminatorio ai saperi, alla conoscenza e all’istruzione
attraverso percorsi di apprendimento garantiti per tutti e tutte sia alla base
della possibilità di costruire il proprio progetto di vita e della
realizzazione delle persone in tutte le loro dimensioni; constatando come le
politiche attuali ostacolino in alcuni paesi questo accesso, sulla base di
prassi e normative che lo subordinano al possesso di determinati status
giuridici, economici e sociali; affermando come l’apprendimento della lingua
del paese in cui si sceglie di vivere sia un diritto fondamentale di ognuno/a
in quanto condizione essenziale per poter realizzare il proprio progetto di
vita; affermando che, in ogni caso, l’apprendimento e la conoscenza della
lingua del paese in cui si sceglie di vivere non debbano mai essere adottati a
livello istituzionale come criteri selettivi e come requisiti per l’ottenimento
e il rinnovo dei permessi di soggiorno,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di rimuovere tutti gli ostacoli che
discriminano rispetto all’accesso ai saperi, alla conoscenza, all’istruzione, e
all’apprendimento delle lingue del paese in cui si vive e delle lingue materne,
nonché ai contesti relazionali in cui questo accesso può avvenire e
arricchirsi, di assicurare il riconoscimento dei titoli di studio e della
qualità dei percorsi formativi e professionali, ove necessario integrandoli, e
di cancellare tutte le prassi e le normative che nei diversi paesi creano
percorsi di istruzione separati e differenziati sulla base della cittadinanza o
dello status giuridico, sociale ed economico.
Rilevando
come le risorse pubbliche per la fruizione e la produzione dell’arte e della
cultura sono di fatto spesso non accessibili, la Carta di Lampedusa
afferma il diritto di tutte e tutti ad accedere alle risorse pubbliche, ai
fondi e agli spazi pubblici per l’arte e la cultura.
E.
Diritto alla preservazione e alla costruzione del proprio nucleo familiare e
affettivo
Affermando
la libertà di ciascun essere umano di costituire un nucleo familiare e/o affettivo
con le persone con cui sceglie di farlo, nel rispetto della loro libertà, a
prescindere dalla loro cittadinanza e dal loro status giuridico, economico e
sociale, nonché dall’orientamento sessuale; rilevando come la possibilità di
costruire o preservare il proprio nucleo familiare e affettivo sia spesso
subordinata alle condizioni economiche e sociali delle persone, che si rivelano
ancora più significative nel caso dei e delle migranti, solitamente inclusi a
diritti ridotti nel mercato del lavoro e nel sistema sociale delle politiche
pubbliche,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di cancellare tutte le ingerenze
istituzionali che, attraverso la produzione di prassi, dispositivi di controllo
e normative, limitano e/o inibiscono la libertà delle persone di preservare e
costruire il proprio nucleo familiare e affettivo, e che introducono
all’interno di quest’ultimo differenze di status, giuridico e non solo, specie
nel caso dei matrimoni tra cittadini o cittadine di uno stato membro
dell’Unione europea e persone che non lo sono, o di matrimoni tra persone
entrambe non cittadine di stati membri.
La
Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessità di riconoscere ai fini del
rispetto dell’unità familiare e affettiva e anche per ciò che riguarda le
procedure amministrative di ingresso e soggiorno, le unioni di fatto tra
cittadini o cittadine di uno stato membro dell’Unione europea e persone che non
lo sono, o tra persone entrambe non cittadine di stati membri.
F.
Diritto alla partecipazione sociale e politica
Considerando
come ad oggi milioni di persone vivano stabilmente sul territorio del paese che
abitano senza avere accesso alla vita politica e sociale dello stesso, a causa
di ostacoli normativi e burocratici, nonché di condizioni economiche,
ambientali e abitative,
La Carta di Lampedusa afferma che ogni persona, indipendentemente dalla sua cittadinanza, dal suo status giuridico, sociale o economico, deve potere, se lo desidera, partecipare pienamente allo spazio pubblico e sociale del luogo in cui vive, e avere pieno accesso agli ambiti in cui tale partecipazione si manifesta, inclusi quelli elettorali e rappresentativi delle istituzioni democratiche ai livelli locali, nazionali e sovranazionali.
La Carta di Lampedusa afferma che ogni persona, indipendentemente dalla sua cittadinanza, dal suo status giuridico, sociale o economico, deve potere, se lo desidera, partecipare pienamente allo spazio pubblico e sociale del luogo in cui vive, e avere pieno accesso agli ambiti in cui tale partecipazione si manifesta, inclusi quelli elettorali e rappresentativi delle istituzioni democratiche ai livelli locali, nazionali e sovranazionali.
G.
Affermazione di un linguaggio della non discriminazione nel rispetto di tutte e
tutti
Constatando
come ad oggi la retorica xenofoba e apertamente razzista, che trova ampia
diffusione nello spazio pubblico e nei media di tutte le categorie, nonché
quella propria del razzismo differenziale che guarda alle culture come forme
statiche e immutabili, favoriscano le discriminazioni giuridiche, economiche e
sociali; affermando come le numerose forme con cui si manifesta il razzismo
mediatico siano strettamente connesse con le forme di razzismo istituzionale
che limitano, attraverso normative e prassi, l’accesso ai diritti sulla base
dell’origine e/o della cittadinanza delle persone; constatando l’uso ormai
diffuso e normalizzato anche nei testi di legge di termini come “clandestino”,
che rinviano a stereotipi e pregiudizi criminalizzanti e, in generale,
l’utilizzo di espressioni e toni stigmatizzanti e discriminatori nei confronti
di persone in base alla loro reale o presunta origine e/o appartenenza sociale,
culturale o religiosa; rilevando come tali processi di criminalizzazione e
stigmatizzazione vengano messi in atto attraverso la costante negazione del
diritto di parola e del diritto all’auto-rappresentazione e all’auto-narrazione
dei migranti all’interno dei media e degli spazi pubblici, producendo di
conseguenza un’informazione parziale e unilaterale; ribadendo come la
spettacolarizzazione del momento dell’arrivo dei migranti, sull’isola di
Lampedusa come in molte altre frontiere d’Europa, con l’utilizzo di un
linguaggio allarmistico e securitario - che travisa la realtà dei fenomeni e
cancella le storie delle persone - contribuisca ad acuire fenomeni di razzismo
e di discriminazione,
La
Carta di Lampedusa esprime una visione politica di relazione tra le persone che
non dipenda in alcun modo dalla loro origine e/o cittadinanza, nonché dalla
loro reale o presunta appartenenza culturale o religiosa, e la necessità di
combattere ogni linguaggio fondato su pregiudizi, discriminazioni e razzismo,
comunque si manifesti, in ogni contesto e in ogni luogo.
H.
Nuove forme di cittadinanza
Constatando
come l’istituto della cittadinanza si sia rivelato dalla nascita degli
stati-nazione un meccanismo inclusivo ma, al contempo, fortemente esclusivo,
tanto da trasformare l’accesso ai diritti, anche a quelli sanciti come
universali, in un privilegio legato allo status giuridico; constatando come ad
oggi l’Unione europea non abbia introdotto alcun criterio innovativo
nell’accesso alla cittadinanza europea che potesse dare a essa una portata
inclusiva, ma abbia limitato la sua attribuzione ai soli individui che già
possedevano una delle cittadinanze degli stati membri; considerando altresì
come nel processo di allargamento dell’Unione europea si sia costituita una
gerarchia interna alle diverse cittadinanze in base agli stati membri di
appartenenza,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di riconoscere l’esercizio pieno di
pari diritti a chiunque si trovi nello spazio europeo a prescindere dalla sua
cittadinanza, e la necessità immediata del riconoscimento di una cittadinanza
europea basata sullo ius soli.
La
Carta di Lampedusa afferma in ogni caso la necessità di elaborare nuove
modalità di relazione tra istituzioni e persone, basandole sulla residenza e
non più sull’appartenenza nazionale.
LIBERTA’
DI COSTRUZIONE E REALIZZAZIONE DEL PROPRIO PROGETTO DI VITA IN CASO DI
NECESSITÀ DI MOVIMENTO II
Ribadendo
la Libertà di movimento, di costruzione e realizzazione del proprio progetto di
vita in caso di necessità di movimento così come affermato nella Prima parte,
Rifiutando
le politiche umanitarie messe in atto dalle strutture statali, sovrastatali e
dalle organizzazioni internazionali, in quanto politiche che si fondano sul
presupposto di riconoscere a una parte degli esseri umani una ridotta
possibilità di movimento; bloccano le persone che si muovono per necessità
nelle zone di prima sicurezza, o comunque condizionano i loro percorsi, con il
risultato di costringere migliaia di esseri umani a condizioni di vita precarie
e di sussistenza nei campi per lunghi periodi o in modo permanente; favoriscono
le scelte dell’Unione europea in materia di asilo tese a delocalizzare o
esternalizzare la protezione trasferendo le persone su base selettiva
(resettlement) o impedendo il loro arrivo in Europa (regional protection
program); si configurano come il risvolto delle politiche di guerra, di
militarizzazione e di sfruttamento economico dei territori,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di costruire percorsi di arrivo
garantito immediato per chi lascia il territorio di nascita e/o di cittadinanza
e/o di residenza, per sfuggire a guerre, persecuzioni individuali o collettive,
catastrofi climatiche e ambientali, così come economiche e sociali, senza che
ciò in alcun modo venga messo in contrapposizione con la libertà di movimento
delle persone che non vivono tali condizioni. La Carta di Lampedusa afferma che nel periodo
necessario a costruire tali percorsi occorre che tutti rispettino in modo
assoluto gli obblighi di soccorso sanciti a livello internazionale, senza
conflitti di competenza geografica e senza quei ritardi che nel tempo hanno
prodotto migliaia di morti; deve essere inoltre garantita l’immediata tutela
delle e dei richiedenti protezione internazionale, sin dal primo contatto con le
autorità dello stato membro a prescindere da dove e come tale contatto si
determina (anche nelle acque o nelle aree internazionali).
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di sospendere immediatamente ogni
pratica di respingimento formale e informale alle frontiere interne ed esterne
dell’Unione europea.
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di mettere fine alle politiche di
esternalizzazione dell’asilo,
con cui l’Unione europea demanda la competenza della protezione internazionale
agli stati di transito delle persone che si muovono per necessità. In questa
prospettiva anche nelle situazioni di emergenza sopra elencate deve essere
garantito alle persone il diritto di scelta per come è definito in questa
Carta.
Pur
riconoscendo la specificità dei percorsi di chi si muove per necessità, la
Carta di Lampedusa rifiuta i criteri che regolano le verifiche di status e che,
nella prassi, impongono alle persone di dimostrare le ragioni della loro
migrazione al fine di potere accedere a determinati diritti.
La
Carta di Lampedusa afferma inoltre la necessità che nei territori di arrivo
siano messe in campo tutte le iniziative necessarie ad assicurare la
possibilità di inserimento immediato dei e delle richiedenti protezione
internazionale e dei e delle rifugiati/e nel tessuto economico e sociale.
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità di mettere fine al sistema di
accoglienza basato su campi e centri per costruire invece un sistema condiviso
nei diversi territori coinvolti, del Mediterraneo e oltre, basato sulla
predisposizione, in ogni luogo, di attività di accoglienza diffusa, decentrata
e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze
di accoglienza auto-gestionaria e auto-organizzata, anche al fine di evitare il
formarsi di monopoli speculativi sull’accoglienza e la separazione
dell’accoglienza dalla sua dimensione sociale. La programmazione degli
interventi sociali di prima accoglienza, successivi all’arrivo, deve tenere
conto della costituzione familiare e parentale, preservando in ogni condizione
la continuità delle relazioni genitoriali, di parentela e affettive.
LIBERTA’
PERSONALE II
Riaffermando
la Libertà personale come definita dalla Prima parte,
Rilevando
come le politiche migratorie impongano, all’interno dei territori degli stati
membri dell’Unione europea e ai loro confini, il sistema della detenzione
amministrativa dei e delle migranti privi/e di permesso di soggiorno, così come
il sistema di confinamento diffuso per i/le richiedenti protezione
internazionale in spazi che presentano tutte le caratteristiche di luoghi di
detenzione per i periodi di espletamento delle pratiche volte all’ottenimento
dello status di rifugiato/a; constatando come le politiche di governo e di
controllo delle migrazioni dell’Unione europea siano riuscite a diramare la
pratica della detenzione e del confinamento delle e dei migranti e delle e dei
richiedenti protezione internazionale anche negli stati non membri dell’Ue;
Denunciando
tutte le morti e le violenze avvenute all’interno dei centri di detenzione e
confinamento su tutto il territorio dell’Unione europea e dei paesi in cui è
esternalizzato il controllo delle frontiere; morti e violenze su cui non è mai
stata fatta chiarezza e che sono rimaste impunite;
Ribadendo
l’impossibilità di qualunque riforma di tali luoghi, constatando le loro
funzioni simboliche e poliziesche di criminalizzazione, così come di
costruzione dell’inferiorizzazione giuridica, economica e sociale dei e delle
migranti, e rilevando altresì l’ingente dispendio di risorse pubbliche
destinate a tale sistema, ed erogate a soggetti che speculano sulle vite dei e
delle migranti,
La
Carta di Lampedusa afferma la necessità dell’immediata abrogazione
dell’istituto della detenzione amministrativa e la chiusura di tutti i centri,
comunque denominati o configurati, e delle strutture di accoglienza contenitiva
- siano essi legalmente istituiti secondo leggi vigenti, o semplici decreti e
regolamenti, o informalmente preposti alla detenzione e al confinamento delle
persone - e la conversione delle risorse fino ad ora destinate a questi luoghi
a scopi sociali rivolti a tutti e a tutte.
Per
aderire scrivi a info@lacartadilampedusa.org