di Chiara Bastianoni/Guido Farinelli
Il proibizionismo è tornato al centro del dibattito politico, medico e
sociale. Mentre dall'Uruguay al Colorado avanzano le politiche di
legalizzazione, in Italia facciamo i conti con una legge liberticida, la
Fini-Giovanardi. È arrivato il momento di abolirla e cambiare direzione
Nell'ultima
settimana le tematiche legate alle politiche proibizioniste sono tornate a far
discutere. Le nuove regolamentazioni in merito all'uso, al consumo e alla
vendita di marijuana, che hanno interessato in maniera differente Uruguay e
Colorado, hanno acceso la miccia dei botta e risposta dalle tribune politiche.
Assistiamo
così (tra il divertito e l'inorridito) ad una serie di dichiarazioni da parte
di noti esponenti di diversi partiti, dal PD a SEL passando per la Lega, che
intavolano vere e proprie discussioni su media e social network. La domanda che
prepotentemente sembra scuotere la vita politica e sociale del paese è:
liberalizzare la cannabis, si o no?
Di
fronte a questo ormai ricorrente enigma ognuno sente il dovere di dire la
propria: c'è chi si riempie la bocca di apprezzamenti, auspicando che questo
passaggio si compia il più presto possibile; vedi Nichi Vendola (SEL) o Luigi
Manconi (Pd). C'è chi si dimostra possibilista attivando un acceso dibattito
tutto interno al proprio schieramento, come abbiamo visto accadere addirittura
nella Lega. Matteo Renzi (PD) ci ricorda che però è necessario mantenere una
certa coerenza, e che il passaggio dal proibizionismo più efferato alla
liberalizzazione della marijuana non è del tutto lineare. Non possono poi
mancare le posizioni fermamente contrarie. Ignazio La Russa (Fratelli
d'Italia), esprime tutta la sua avversità attraverso queste parole:
''Fintantochè Alleanza Nazionale sarà al governo, ogni ipotesi di cedimento
alla cultura della morte e ogni apertura all'uso libero di droghe non avrà
alcuna chance di riuscità'. Dichiarazione certamente singolare, se si pensa ad
esempio a Stefano Cucchi o ad Aldo Bianzino, uomini che hanno pagato con la
vita "l'applicazione discrezionale" della legge Fini-Giovanardi da parte delle
forze dell'ordine.
Verrebbe davvero da chiedersi chi è che promuove realmente
questa cultura della morte, citata in maniera del tutto pretestuosa
dall'Onorevole La Russa.
Tutto
questo parlare ha risvegliato l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema
dell'uso e consumo di sostanze stupefacenti e della legalizzazione della
cannabis. Peccato però che in mezzo a tante parole regalate al vento alcune
questioni siano state (forse volontariamente?) omesse. Non ci sembra infatti da
poco comunicare che, in data 11 febbraio, la Corte Costituzionale si riunirà
per discutere la possibile incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi,
legge che dal lontano 2006 regolamenta in nome della repressione uso, consumo e
cessione di stupefacenti.
A
quasi otto anni di distanza dalla sua approvazione tramite decreto (caratteristica
già di per sé contestabile), ci troviamo di fronte alla possibilità che la
Fini-Giovanardi venga in parte cancellata. Ci sembra dunque opportuno spendere
qualche parola sui 'meriti' che questa legge si porta dietro cercando di
concentrarci sui più lampanti, perché su tutto ciò molto è stato detto e
scritto ma davvero nulla è stato realmente preso in considerazione.
Nel
corso del tempo abbiamo assistito, increduli e indignati, al succedersi delle
seguenti nefaste conseguenze che la Fini-Giovanardi ha prodotto. Uomini e donne
che affollano le carceri in attesa di un giudizio per miseri quantitativi di
sostanza, specialmente hashish e marijuana... soggetti dunque 'assai
pericolosi' che, se poi assolti, avranno comunque beneficiato di un piacevole soggiorno
in qualche disumano istituto penitenziario. Sanzioni amministrative che sono
fioccate sulla vita delle persone, limitandone di fatto le libertà attraverso
la sospensione o il ritiro di patenti e passaporti. Promozione di una cultura
dell'odio nei confronti dei consumatori, giudicati tutti e in egual modo come
tossici e disagiati, mentre in tanti salotti della 'società bene' si è
consumata (nel vero senso della parola) un'ipocrita parodia che ha visto la
cocaina tra gli invitati principali. Definanziamento di tutti quei progetti di
prevenzione e riduzione del danno legati al consumo di sostanze a favore di
interventi praticati per lo più da realtà cattoliche o di destra e volti al "recupero degli sbandati". Aumento di uso e abuso di sostanze tra le fasce
giovanissime della popolazione, nella totale assenza di strumenti validi di
informazione o di spazi di confronto e sostegno. Guerra spietata ai rave party
ed ai loro frequentatori in nome di quella sicurezza che, come abbiamo
assistito lo scorso anno a Cusago, si manifesta in maniera davvero singolare.
Impossibilità, per le persone colpite da specifiche malattie, di beneficiare
degli effetti terapeutici della cannabis. Terreno libero per il narcotraffico
con annesso aumento dei profitti delle organizzazioni che lo gestiscono. La
morte di uomini e di ragazzi, prima arrestati per pochi grammi o qualche
pianta, poi maltrattati e uccisi dentro caserme, carceri ed ospedali.
Questi
sono solo alcuni dei 'meriti' di una legge che, tra poco meno di un mese, potrebbe
essere dichiarata incostituzionale. Di fronte a tutto ciò non è possibile
rimanere a guardare.
Ecco
perché in molti, tra cui la rete “Fine del Mondo Proibizionista”, associazioni
di consumatori, centri sociali, studenti, operatori di riduzione del danno,
cooperative ed onlus, abbiamo deciso di prendere parola e di indire una
campagna finalizzata alla cancellazione della legge Fini-Giovanardi. Con lo
slogan “Illegale è la legge, il suo costo è reale” attraverseremo le settimane
che ci separano dall' 11 febbraio provando a invertire la rotta del dibattito
mainstream attraverso iniziative, momenti di confronto e un grande corteo
antiproibizionista che l'8 febbraio invaderà le strade di Roma.
In
questo senso, la legalizzazione della cannabis è direttamente connessa alla
cancellazione della legge, come sua naturale conseguenza. In una fase storica
in cui la crisi si abbatte con violenza sulla vita delle persone, questo
passaggio potrebbe offrire aria nuova (e profumata) a tutti limitando, di
fatto, lo strapotere delle narcomafie.
A
chi ora vuole farci credere di essere un grande oppositore delle politiche
proibizioniste vorremmo davvero chiedere: “dove eravate voi in tutti questi
anni? Dove eravate quando avete avuto la possibilità di cambiare le cose?
Quando a gran voce chiedevamo l'abrogazione di una legge pericolosa e
repressiva che ora potrebbe essere annullata?”
Noi
la risposta la conosciamo già; noi da anni sappiamo che il proibizionismo è una
'soluzione' fallimentare ad un fenomeno reale che interessa trasversalmente la
società tutta; noi, insomma, VE L'AVEVAMO DETTO.
Siamo
convinti però che il momento giusto sia arrivato e sia proprio questo.
Cancellare la Fini-Giovanardi e avanzare nuovi modelli ed una nuova cultura
legata all'uso e consumo di sostanze è possibile e non più rimandabile.
Il
proibizionismo è un serial killer, rispediamolo al mittente
Visita
il sito www.leggeillegale.org per
seguire e partecipare agli eventi della campagna
Ci
vediamo a Roma l'8 febbraio
fonte: dinamopress