di Global Project
Commons,
diritti e democrazia come assi di elaborazione e pratica per i movimenti
sociali costituenti di una nuova Europa.
Impressioni a caldo dall'incontro europeo del 1/3 novembre a Roma (guarda
le interviste http:
agora-99-le-interviste/15625)
L'evento
transnazionale Agora99, che ha avuto luogo a Roma venerdì, sabato e domenica
appena trascorsi, ha permesso a centinaia di attiviste/i europei di
incontrarsi, condividere esperienze, mettere in comune percorsi di lotta reali
e di continuare a percorrere insieme la rotta d'Europa.
Non
era per nulla scontato che compagne e compagni greci, polacchi, tedeschi,
italiani, spagnoli, turchi, austriaci potessero battere un ritmo comune, fatto
di emozioni e passioni, suggestioni e complicità.
Non
lo era anche per la varietà dei temi affrontati e per il contesto in cui è si
colloca Agora99, ovvero il dispiegamento violento della crisi e il suo generale
permanere in Europa.
Lungo
i tre assi identificati dalle parole-chiave debt/debito,
rights/diritti, democracy/democrazia si sono dipanati plenarie e
workshop sulle lotte dei e con migranti e rifugiati, rimarcando l’enorme
valenza simbolica e la materiale chiamata all'iniziativa per comporre insieme
una “Carta di Lampedusa”, per stabilire i principi di una nuova cittadinanza
europea-e-mediterrane, inclusiva ed estensiva, dopo le stragi nel "Mare
Nostrum".
E
ancora, la ricchezza e l’articolazione dei conflitti territoriali che
contrappongono intere comunità a grandi progetti infrastrutturali, a servitù
militari e alla sistematica rapina privata dei beni comuni, come campo
immediato di risposta alla sottrazione di democrazia, attraverso la costruzione
di nuove istituzioni autonome di autogoverno.
E
ancora, campagne contro la precarietà e per il reddito, il diritto alla città –
con il definitivo riconoscimento che le occupazioni di case e centri sociali,
studentati e teatri sono dei veri e propri workshop permanenti per una
trasformazione democratica e dal basso delle città e delle metropoli – ma anche
momenti in cui si è valorizzata l'urgenza di sviluppare i movimenti sociali
immediatamente sul terreno costituente, della costruzione di un'alternativa, e
non solo destituente, nell'attacco ai dispositivi del comando.
E
ancora: campagne di mobilitazione contro la governance della Troika, la Banca
Centrale Europea (decisive la continuazione e l’estensione del confronto alla
“European action conference” convocata dal 22 al 24 novembre prossimi a
Francoforte dalla coalizione Blockupy), la Commissione e il Consiglio europeo
(da tenere d’occhio quanto accadrà a Bruxelles in occasione del summit dei capi
di governo sulla “competitività” dei prossimi 19 e 20 dicembre e quanto si
prepara per quello “sociale” di primavera) fino alla piena assunzione di una
settimana europea d’azione che, a partire dal 15 maggio 2014, impatti le
elezioni del Parlamento europeo con i confitti sociali per disarticolare le
istituzioni dell’Unione ed affermare invece uno spazio costituente che abbia il
proprio baricentro nei commons e nella pratica della democrazia, liberandosi
dalla schiavitù dell'austerity e dalla miseria della rappresentanza.
Lo
streaming e le interviste che abbiamo realizzato restituiscono le tante voci
dell’incontro; i report conclusivi, che pubblicheremo appena disponibili,
forniranno una sintesi più formale e condivisa di quanto ora abbiamo
anticipato; vogliamo invece qui sottolineare - e soggettivamente enfatizzare -
la decisiva importanza della seconda edizione di Agora99.
Non
c'è più “lotta locale” né “lotta nazionale”: un conflitto, che voglia essere
potente e realmente trasformativo della realtà materiale su cui insiste, non ha
possibilità di riuscita se non trova connessione e composizione – anche se
magari precaria e temporanea - con la matrice transnazionale europea. Ed anche
la sua (auto)narrazione è capitolo di una storia fatta di molte storie, che
compongono il romanzo della lotta di classe nel quinto anno della crisi.
Non
semplice, né facile, come detto, anche perché il contesto di declino economico
e d’impoverimento sociale dell'intero Sud d’Europa potrebbe forzare approcci
nazionalistici e localistici, di contrapposizione tra un cosiddetto “Nord
ricco” e un “Sud povero”, tra un “centro” e le molte “periferie” d’Europa. Ma,
se è evidente come la gestione capitalistica della crisi sia anche servita a
ridisegnare la divisione internazionale ed infra-europea del lavoro, a
riarticolare relazioni tra gli ambiti dei mercati e a ridefinire una gerarchia
dei poteri, è emerso con altrettanta chiarezza quanto i processi di
precarizzazione e pauperizzazione investano ormai i molti in ogni paese
d’Europa e come vi sia una vitalità delle lotte sociali che mette in
discussione la pacificazione di ogni territorio. E anche nella capacità di
rovesciare le tensioni “centro/periferia”, di decostruire la contrapposizione
“Nord/Sud” come narrativa strumentale alla divisione di chi è sfruttato, si
misura e si verificherà la forza di un'intelligenza collettiva del “divenire
moltitudine europea per sé”.
Al
frattale del discorso dominante sulla crisi dobbiamo perciò saper opporre
processi federativi di coalizione, al localismo la spinta costituente
transnazionale, agli specialismi settoriali la simultanea assunzione della
complessità e della generalità, alla precarizzazione delle relazioni la
progettazione condivisa, aperta (sempre aperta!) e pubblica di una cornice
comune di linguaggio, biopolitica ed agenda europea. La presentazione da parte
dei compagni spagnoli e pisani, avvenuta venerdì sera, sulle potenzialità della
tecnopolitica ci invita a sperimentare la relazione virtuosa tra off-line e
on-line, tra piazza e rete.
“Confusion
is sex(y)”, cantavano qualche anno fa i Sonic Youth.
La
Troika ha, deve avere da ieri un problema in più. Noi ci sentiamo di aver
conquistato, a partire dalle nostre irrinunciabili eterogeneità, una più matura
omogeneità di linguaggio e di proposta, di aver fatto un passo in avanti in un
percorso comune di cui dobbiamo tutte e tutti avere cura.