sabato 12 gennaio 2013

newsletter n.2 - rassegna

SELEZIONE
a cura della Redazione


di Luciano Gallino

l’agenda elettorale del professore bocconiano si guarda bene dal dover spiegare come intenda coniugare l’annunciata fase2, quella della crescita e del rilancio dell’economia, e la misura e i tempi  prescritti per la riduzione del debito pubblico italiano richiesti dal Trattato Europeo sulla Stabilità. Nella fattispecie l’art. 4, punto 2, comma c, prescrive delle condizioni capestro che se rispettate provocherebbero –come dice Gallino- “una generazione o due di miseria per l’intero Paese”. Ma anche il centrosinistra dovrebbe spiegarci le compatibilità del suo programma di crescita e sviluppo economico con il mantenimento degli impegni assunti con l’Europa, ricordandosi di avere già approvato la ratifica parlamentare del Trattato sulla stabilità in questione



di Fabio Milazzo

“nella storia dell’economia-mondo capitalista, i lunghi periodi di crisi, ristrutturazione e riorganizzazione- in breve, di cambiamento discontinuo- sono stati molto più comuni dei brevi momenti di espansione generalizzata lungo un ben definito percorso di sviluppo”. Lo stato di crisi della società capitalista è una sorta di condizione permanente, ovvero una costante che secondo Arrighi si manifesta come un “eterno ritorno” che -in particolare nella storia del XX secolo- ha accompagnato lo sviluppo del capitale. Su questa costante ci sembra opportuno rimarcare l’influenza decisiva della lotta di classe. L’eterno ritorno della crisi non va infatti inteso semplicemente come causalità di quelle sproporzioni cicliche oggettuali riequilibrabili "naturalmente" dalla legge di mercato. La crisi è stata ed è agita dalla conflittualità sociale dentro il rivolgimento autovalorizzante della soggettività antagonista nel corso dei suoi processi di scomposizione-ricomposizione. L’adozione dell’accumulazione flessibile, i cui esperimenti ristrutturanti hanno avuto inizio dalla fine degli anni 70,  è stata la risposta su cui la nuova razionalizzazione capitalistica ha giocato la partita per eternizzare lo status dominante, sottraendosi così dalla morsa del conflitto innervato nella produzione materiale dell’era fordista. La flessibilità è stata quindi la soluzione immaginata dal sistema di accumulazione oltre la legge del valore. Come dice David Harvey, si tratta di un nuovo regime che “gli attori politico-finanziari hanno escogitato per oltrepassare le rigidità di una crisi strutturale che rischiava di far collassare un certo ‘ordine delle cose’ ”



Ugo Marani e Nicola Ostuni

gli autori presentano un’analisi sulle mutazioni storiche della dinamica debitoria tra lo Stato e i suoi cittadini nella doppia veste di contribuente/creditore, partendo dall’evoluzione del rapporto fra Sovrano e Suddito, passaggio questo che contrassegna il trasferimento del carico delle garanzie sul debito sovrano dal monarca ai sudditi-contribuenti: "il re non offre più garanzie personali, ma, in favore di ciascun singolo banchiere-garante, impegna specifiche entrate dello stato”. Tuttavia fino a quando il debito statale veniva contratto con i propri cittadini-creditori i saldi di bilancio, mediante l’azione della leva fiscale sui cittadini-contribuenti, potevano mantenersi invariati, giacché coloro che percepivano una rendita più alta venivano colpiti da una tassazione aggiuntiva: “Introiti ed esborsi non sono altro che una partita di giro per i medesimi soggetti” (così come avviene ancora attualmente in Giappone, dove è fatto espresso divieto di contrarre il debito sovrano con creditori esteri. Per la cronaca ricordiamo che il debito pubblico nipponico è pressoché il doppio dell’Italia, eppure non c’è spread che tenga nel paese del Sol Levante). Nella determinazione storica in corso, dove la gran parte del debito pubblico nostrano è detenuto per la maggior parte da creditori-banchieri esteri “L’incremento dello spread e della sottoscrizione esterna rimane, quindi, un meccanismo, nell’ossessione del pareggio del disavanzo pubblico, doppiamente vessatorio: per i cittadini residenti che non detengono titoli la partita di giro interna è a duplice saldo negativo – introiti da cedola nulli ma tassazione negativa - sia rispetto ai detentori nazionali di titoli sia rispetto a quelli esteri”



di RADIO UNINOMADE

 “mi sembra che in Europa si riproduce la situazione di crisi di governabilità statunitense. Quello che succede in Italia, almeno visto da fuori, sembrerebbe confermare questa impossibilità di formare un governo che sia all’altezza della situazione. Anche questa strutturalità della crisi della governamentalità è uno degli aspetti di questa fase che stiamo attraversando, con tutti i problemi che restano sul tappeto, perché comunque il reddito reale sta diminuendo, la disoccupazione – sempre parlando dell’Europa – sta aumentando, si sta cronicizzando in un modo spaventoso. C’è distruzione di capitale, proprio nel senso classico della crisi, di know-how, di capacità di innovazione”



Questo non è un manifesto
di Nicolas Martino
nel segnalare il pamphlet di 112 pagine pubblicato da Michael Hardt e Antonio Negri, per i tipi della Feltrinelli (2012), proponiamo la breve recensione che ne porta il titolo apparsa su alfabeta2 e la presentazione del libro estratta dalle pagine online del sito dell’editore


Una recensione su David Harvey
di Redazione Connessioni
La crisi, per Harvey, è definita come una condizione dove c'è un eccesso di capitale che non è capace di trovare opportunità di re-investimento profittevoli. Se la crescita non riprende, allora il capitale sovra-accumulato è distrutto, per permettere alla accumulazione di ricominciare. La crisi è vista dall'autore come un processo di aggiustamento strutturale che razionalizza le contraddizioni del capitalismo


Insistiamo: la critica della costituzione è necessaria
di Collettivo Uninomade
Quando diciamo che la Costituzione del 1948 è esangue e non restaurabile, ci trattano da nemici della patria. Recitate un De Profundis non solo di quella Carta ma della democrazia, ci ripetono. Davvero? Non sarà invece che proprio attorno al ripetersi di quelle difese (ormai puramente ideologiche) si consuma quel po’ di democrazia che resta in Italia?


Acciaio, servizi locali, finanza: il degrado del sistema Italia
di Vincenzo Comito
L’accaieria Ilva, la multiutility Hera, la Cassa Depositi e Prestiti hanno in comune una deriva pericolosa nei rapporti tra grandi imprese e territori in cui operano, tra potere economico e potere politico. Promemoria per una nuova politica industriale