martedì 14 febbraio 2012

Sindacati alla ricerca disperata di un accordo

del COORDINAMENTO RSU


La trattativa sul mercato del lavoro manifesta ogni giorno che passa una sua particolare assurdità.
Non c'è dubbio che il Governo si è attrezzato al confronto con una sua precisa piattaforma che sostiene una modifica delle normative attuali (ammortizzatori, forme contrattuali e articolo 18) indirizzata ad una maggiore e più pesante subordinazione del lavoro all'interesse di impresa.
Il sindacato è andato al confronto senza una reale coscienza della portata della partita in gioco (a parte l'imbarazzante e debole resistenza sull'art.18). Infatti non ha una piattaforma, non ha avvertito la necessità di un ampio coinvolgimento dei lavoratori attraverso la convocazione di assemblee.
A guidare i comportamenti sindacali sembra essere solo la preoccupazione di non mettere in discussione il governo e di non far saltare la fragile e solo apparente unità della burocrazia sindacale.
A leggere le note (anche di parte sindacale) sull'andamento del confronto, sembra che non vi siano difficoltà ad un accordo salvo tentare di mediare le pretese governative e padronali sull'articolo 18, cercando una soluzione che salvi la faccia.
Cisl e Uil, con la loro disponibilità a procedere ad una "pesante manutenzione" dell'art. 18 hanno già indicato una possibile soluzione che di fatto riduce il valore difensivo della normativa cercando di salvare solo la sua esistenza formale.
La Cgil ha reagito stizzita a questa apertura ma non sembra essere disponibile a nessuna rottura il che la porterà inevitabilmente a accettare una discussione che già prevede l'accettazione di una manomissione della efficacia dell'articolo 18.

Non è un caso infatti che la trattativa vera sia preparata da incontri informali, tavoli tecnici, telefonate. Una discussione da sottoscala che rende evidente come lo sforzo attualmente in corso sia nel trovare una formulazione accettabile di quanto il governo chiede ai lavoratori.
Insomma ... si sta lavorando assiduamente per trovare un accordo.
Questo scenario, purtroppo, dimostra l'incapacità sindacale di agire come rappresentante dei lavoratori. Le segreterie agiscono ormai senza alcun mandato dai lavoratori, e senza avere mai sentito il bisogno di coinvolgerli con lo strumento delle assemblee nella discussione e nella partecipazione alla costruzione di una posizione sindacale.
Ancora più che in passato vediamo ora svolgersi esplicitamente il processo di deriva sindacale verso un modello di tipo neocorporativo nel quale l'organizzazione agisce indipendentemente dai chi dovrebbe rappresentare, vantando e difendendo la sua autoreferenzialità come struttura burocratica (praticamente una lobby), interessata solo a vedersi riconosciuto un formale accreditamento dalle controparti.
Alla base di ciò vi è una totale assenza di strategia sindacale e l'accettazione di una subalternità alla razionalità economica del capitale produttivo e finanziario, nella speranza che questo li faccia accettare come interlocutori riconosciuti.
Praticamente è quanto Cisl e Uil già praticano da anni (accordi separati, accettazione dell'art.8 della manovra ecc) a cui ora sembra adeguarsi anche la Cgil (come per altro anticipato dalla sua firma all'accordo del 28 giugno in materia di deroghe contrattuali e di rappresentatività).
Dobbiamo quindi mettere in cantiere un accordo sindacale col governo e non certo una rottura.
E' chiaro che un accordo sindacale sul mercato del lavoro e sull'art.18, alle condizioni che si stanno prospettando sancirà una storica trasformazione del sindacalismo italiano con la definitiva liquidazione delle residuali caratteristiche rivendicative e partecipative, e una veloce entrata a regime di quanto previsto dall'accordo del 28 giugno scorso che liquida ogni possibilità per i lavoratori di avere voce sulle piattaforme e sugli accordi.
La discussione ora aperta all'interno della sinistra sindacale Cgil non può non tenere conto di questo scenario che porterà anche alla liquidazione di ogni spazio interno alle organizzazioni per una posizione critica sull'operato delle segreterie.
Nel documento Rinaldini ed in quello di Cremaschi esiste la comprensione di ciò, ma bisogna chiarire urgentemente quale atteggiamento tenere in presenza di un ormai prevedibile accordo sulle rivendicazioni del governo.
E’ chiaro che a quell'accordo bisognerà opporsi, ma a questo punto l'opposizione deve investire anche la conduzione della Cgil da parte della attuale segreteria ed una lotta, con e tra i lavoratori e dentro l'organizzazione per rilanciare nella pratica e nella teoria un modello sindacale rivendicativo e partecipativo.
Sbaglierebbe la sinistra sindacale Cgil se valutasse sufficiente solo una posizione critica all'accordo, perchè a quel punto all'ordine del giorno ci sarebbe la questione della stessa sua sopravvivenza come esperienza.
La trasformazione in atto nel sindacalismo confederale (in Cgil) comporterà anche una pesante azione in difesa di se stesso dell'apparato legato alla maggioranza e (come per altro già evidente nei recenti fatti) una accelerazione dell'azione repressiva (per via disciplinare) di qualsiasi dissenso.
Una sinistra sindacale in Cgil può sopravvivere solo ponendosi in alternativa alla attuale gestione dell'organizzazione ed alle derive neocorporative che la distinguono, e difendendo (conquistando) il diritto ad esistere in modo organizzato di una strategia e proposta sindacale alternativa in Cgil.
Insomma ..... quella che è ormai aperta in Cgil è una battaglia congressuale.