di Riccardo Carraro
La
situazione in Messico è in costante ebollizione. A Città del Messico, l'ultima
grande manifestazione per esigere verità e giustizia per Ayotzinapa, venerdì 21
novembre, è terminata con feriti, scontri e 11 arresti. I ragazzi detenuti sono
stati portati in carceri di massima sicurezza in zone isolate del paese, con
limitati contatti con l'esterno. Lo stato ha scelto la linea dura contro il
movimento popolare che, dopo i fatti di Ayotzinapa continua ad ingrandirsi.
Abbiamo parlato di questi fatti, per comprenderli ed approfondirli, con Antonio
Cerezo Contreras. Antonio era uno studente della UNAM di Città del Messico
quando, nell'agosto del 2001 è stato arrestato con l'accusa di terrorismo. Non
è mai stato provato nulla contro di lui, ma ha trascorso 7 anni e mezzo in
carceri di massima sicurezza, come prigioniero di coscienza. Nel
2009 esce dal carcere e torna all'attivismo politico, come difensore di diritti
umani, all'interno del Comitè Cerezo Mexico (comitecerezo.org), un comitato
nato proprio per sostenere il suo caso ed oggi trasformatosi in una
organizzazione di riferimento per il movimento messicano, in termini di analisi
politica, difesa di diritti, e formazione per difensori e attivisti. Assieme al
Comitè, Antonio sta lavorando intensamente in questi giorni di grande fermento
d. I fatti di Ayotzinapa hanno colpito molta persone
in Italia, visto che nel nostro paese circolano poche notizie sul Messico,
purtroppo anche in ambienti alternativi. Voi però, anni fa, già parlavate di
terrorismo di stato. Perché? Cosa lo ha generato?
r.
Nel 2011 il Comitè Cerezo Messico sostenne che lo Stato messicano si trovava in
un processo di trasformazione in stato terrorista, e questo nel contesto della
politica di “guerra e/o lotta” contro la delinquenza che portava avanti il
governo di Felipe Calderòn (2006-2012).
Basavamo la nostra
affermazione sulla seguente analisi. Lo stato aveva costruito la figura del
nemico interno, i narcotrafficanti e la delinquenza erano stati catalogati come
tali e pertanto come soggetti alla applicazione di norme legislative speciali,
ma il problema maggiore è stato che con tali leggi chiunque poteva essere
considerato delinquente, cioè si è perso il principio di innocenza e da allora,
come cittadini, dobbiamo dimostrare la nostra stessa innocenza.
Questa
politica ha favorito l'aumento della tortura, delle esecuzioni extragiudiziali
e della desapariciòn forzata sia in generale che in special modo contro
attivisti politici o difensori di diritti umani. Nello stesso 2011, a Marzo,
venne in Messico il gruppo di lavoro sulla desaparicion forzata dell'ONU, e già
in quella occasione, come membri della Campagna Nazionale contro la
Desaparicion forzata presentammo un primo report a questo gruppo, nel quale
documentavamo 33 casi di scomparse forzate per motivi politici. Come
organizzazione documentammo anche casi di prigionieri per motivi politici ed esecuzioni
extragiudiziali: l'aumento di questi casi ci mostrava che lo Stato applicava la
violenza di carattere politico mascherandola da lotta alla delinquenza.
Oltre
alla costruzione del nemico interno, lo Stato criminalizzò l'esercizio dei
diritti umani, creando leggi che illegalizzavano diritti quali
l'autorganizzazione e la protesta sociale.
In
molti casi le esecuzioni extragiudiziali, le scomparse forzate e la tortura
erano commessi da gruppi paramilitari, cioè gruppi protetti, creati o
commissionati dallo stato: il paramilitarismo si era convertito nella mano
invisibile dello stato per nascondere le proprie responsabilità. Riassumendo, è
stata la documentazione dei casi di gravi violazioni a diritti umani che ci
permise di dire, già nel 2011, che lo stato messicano si stava configurando
come stato terrorista.
d. Credi che con Ayotzinapa siamo assistendo ad un passo avanti nella
strategia dello stato o semplicemente è scappata dal controllo la dimensione
della vicenda? Ayotzinapa sarà uno spartiacque?
r.
Ayotzinapa è il risultato della politica dello stato messicano finalizzata
all'inasprimento del modello neoliberista e basata nell'imposizione dello
stesso, con la violenza, contro la propria popolazione. E' un fatto inedito per
la quantità di persone che sono state arrestate e sono scomparse in modo
forzato, per mano dello stato e contemporaneamente, ma è necessario ricordare
che esistono in Messico più di 25 mila desaparecidos, secondo le cifre più
conservatrici, e più di centomila vittime di esecuzioni extragiudiziali e
tortura.
Quello
che lo stato non ha previsto è stata la reazione davanti al fatto, e in questo
senso sì, si può convertire in uno spartiacque anche se non è ancor chiaro
quali sentieri seguirà e con che risultati.