lunedì 10 ottobre 2011

La Penisola del lavoro

UNA LUNGA LINEA DI SANGUE E INDIFFERENZA

Chi vi scrive è un gruppo di persone (RLS, operai, liberi professionisti, tecnici della prevenzione ASL, familiari delle vittime del lavoro), che ha cercato e cerca in tutti i modi e con un impegno quotidiano, di tenere viva l’ attenzione sulla carenza di prevenzione, protezione e sul dramma delle morti sul lavoro, chiamate ancora ed inaccettabilmente "morti bianche".
L’ uso dell’ aggettivo "bianco" è fuorviante e sbagliato, perché sono sporche, di calcinaccio, di nerofumo, di terra e di sangue, inaccettabile perché allude all’ assenza di una responsabilità per l’ accaduto: NESSUN RESPONSABILE, NESSUN COLPEVOLE, NESSUNA GIUSTIZIA!!!
Quello che non si dice in modo chiaro e netto e non si scrive mai abbastanza è che i morti sul lavoro quasi mai sono dovuti alla fatalità o alla “leggerezza” delle vittime (quasi che per una leggerezza fosse plausibile una sorta di “pena di morte” immediata, sul campo e senza processo), ma il più delle volte sono causati dalla decisione dei responsabili di “tagliare”, sia nelle risorse sia nei tempi di lavorazione, imponendo prestazioni sempre più elevate e veloci, consapevoli del rischio conseguente sulla prevenzione, formazione e sicurezza.
Andrebbero quindi chiamati col loro nome e molti sarebbe giusto definirli omicidi, di cui questo governo è corresponsabile, con la sua politica di risparmi e tagli fatta sulla pelle delle persone.